Ubs Am, il lato positivo dei tassi bassi

UNA SFIDA PER GLI INVESTITORI – “Da qualche anno i bassi rendimenti rappresentano una sfida per gli investitori. La bassa crescita globale e le aspettative sull’inflazione che continuano a diminuire hanno portato in territorio negativo molti benchmark relativi ai rendimenti dei governativi. Forse è giunto il momento per gli investitori di cambiare prospettiva”, spiega Giovanni Papini, amministratore delegato di Ubs Asset Management (Italia). “All’interno dei mercati sviluppati i bassi rendimenti dei titoli governativi aprono sfide relative a un ampio spettro di obiettivi d’investimento. Tale situazione non ha ancora raggiunto la sua fase calante, la pressione ribassista sui rendimenti dei principali titoli di Stato sembra peggiorare estendendosi anche ad emissioni a più lunga scadenza. Circa un terzo dei titoli di Stato dei mercati sviluppati, per un valore di circa 7 trilioni di dollari, ora hanno un rendimento negativo. Il contesto di rendimenti bassi o negativi è facilmente spiegato. La crescita globale è anemica – con una modesta domanda evidente in alcune economie sviluppate, trainata dagli Stati Uniti. Allo stesso tempo, le economie emergenti stanno affrontando questioni strutturali che includono gli alti livelli di debito in Asia e la dipendenza dell’America Latina dalle esportazioni di materie prime in relazione al rallentamento dell’economia cinese”.

IMPROBABILE UNA RECESSIONE GLOBALE – “In aggiunta, anche la crescita dei prezzi è asfittica. Tra le economie sviluppate l’inflazione rimane ben al di sotto dei target delle banchecentrali e, sebbene sia più alta nelle economie emergenti, in molti Paesi è stata catalizzata dalla debolezza valutaria e dai maggiori prezzi delle importazioni piuttosto che dalla forte domanda domestica. Le pressioni deflazionistiche globali sono anche accentuate dallo spostamento della Cina verso un’economia maggiormente focalizzata sui servizi e trainata dai consumi. Considerato il supporto alla domanda derivante dai bassi tassi di interesse grazie all’allentamento monetario (QE), non crediamo che una recessione globale sia né probabile né imminente, né che ci siano stringenti motivazioni per credere che sia dietro l’angolo un ritorno a un contesto di crescita, di maggior inflazione e di rendimenti governativi più alti. Dopo tutto, i tassi di interesse a breve termine sono già ai minimi storici. I programmi di acquisti di asset delle banche centrali – precedentemente visti come la cura di tutti i mali – sembrano aver un minor impatto. La spesa dei consumatori non è stata spinta dai bassi prezzi del greggio quanto molti si aspettavano. Questo contesto economico di bassa crescita significa che gli investitori potrebbero doversi confrontare con rendimenti negativi per un certo periodo a venire”, aggiunge Papini. “Di certo ci sono investitori che stanno acquistando bond sovrani con rendimenti negativi. Ma perché pagare per prestare denaro a un governo? Diverse le possibili ragioni. Alcuni investitori sono convinti che la futura deflazione potrebbe trasformare i tanto famosi rendimenti negativi in rendimenti reali positivi una volta rettificati per la caduta dei prezzi. Altri, potrebbero credere che le banche centrali potrebbero finire per tagliare ancora di più i tassi o spingere i rendimenti ancora più al ribasso con ulteriori acquisti di asset”.

LE STRATEGIE – “I fondi indice sulle obbligazionari governative non hanno scelta. Ma per molti investitori che possono scegliere, e stanno faticando a conseguire i loro livelli di rendimento attesi, crediamo che, in un’ottica di medio lungo termine, ci siano una serie di altre possibilità. L’investitore dovrebbe prenderle in considerazione assistito dal proprio consulente di fiducia, che è in grado di valutare adeguatamente la soluzione più adatta al suo profilo di rischio e rendimento. Queste strategie sono: – strategie obbligazionarie con rendimenti superiori, ad esempio le strategie high yield . – un focus, in ambito azionario, sulle strategie unconstrained, grazie al loro approccio fortemente attivo e flessibile – aumentare l’esposizione verso asset class alternative come gli hedge fund, l’immobiliare, le infrastrutture e il private equity”, conclude Papini.

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