Invesco, il contesto non scalfisce la fiducia dei fondi sovrani

LO STUDIO – Nonostante la persistente volatilità dei mercati e la debolezza del prezzo del petrolio, la fiducia dei fondi sovrani globali è stabile e i fondi continuano a perseguire obiettivi di investimento a lungo termine attraverso un’asset allocation strategica, con una forte preferenza per gli Stati Uniti rispetto alle altre aree geografiche e un aumento dell’interesse per gli investimenti immobiliari. E’ quanto emerge dal rapporto Global Sovereign Asset Management, realizzato da Invesco per il quarto anno consecutivo: lo studio analizza i comportamenti di investimento dei fondi sovrani e delle banche centrali, attraverso l’analisi delle scelte di investimento di 77 fondi e gestori di riserve in tutto il mondo, pari al 66% degli asset sovrani globali e al 25% delle riserve in valuta estera, per un valore totale di 8,96 trilioni di dollari. .

FIDUCIA STABILE – Benché il difficile contesto macroeconomico abbia avuto un impatto negativo sulla performance degli investimenti, con una caduta dei rendimenti medi annui dei portafogli, i gestori di fondi sovrani risultano più preparati in termini di capacità di allocazione e di governance, spiega il report. Infatti, prevalgono i flussi di capitali positivi nei fondi di tipo Liability e Development. In media, l’apporto di capitale è stato pari al 7% del patrimonio, mentre i riscatti hanno riguardato soltanto il 3% degli asset, in scia alle difficoltà di finanziamento dei fondi. L’orizzonte temporale di investimento si sta allungando, a mano a mano che i fondi sovrani fanno fronte alle difficoltà congiunturali, passando da 6,4 a 7,6 anni dal 2013 al 2016, grazie ai benefici della diversificazione e ai premi di liquidità offerti dagli investimenti alternativi. Nel complesso, lo studio indica che la fiducia dei fondi sovrani resta stabile – lo è dal 2013 – e l’Invesco Sovereign Confidence Index mostra che la fiducia è aumentata da 7,5 nel 2014 a 7,8 nel 2016. L’indice monitora la fiducia sulla base dei rendimenti e delle capacità complessive (competenze di investimento, persone e talenti, governance e terzi parti) e mostra che i fondi Liability e quelli Development hanno registrato un aumento della fiducia significativo su entrambi gli aspetti: sebbene il calo dei rendimenti abbia avuto un impatto su investimenti e liquidità dei fondi sovrani, con un calo della fiducia per quanto riguarda la performance da 8,4 nel 2014 a 7,7 nel 2016, la fiducia nelle capacità complessive è salita da 7,4 a 7,8 nello stesso periodo. “Molti fondi sovrani non hanno difficoltà a operare in un contesto di riduzione dei nuovi finanziamenti. Alcuni hanno ceduto asset ai governi senza cancellare gli investimenti a lungo termine, mentre altri non hanno affatto ritirato capitali negli ultimi 12 mesi. Molte di queste istituzioni appaiono fiduciose sul fronte delle prospettive di finanziamento e stanno rivedendo al rialzo gli obiettivi di investimento rispetto alle loro esigenze di liquidità a breve termine”, ha commentato Alex Millar, responsabile di Invesco Institutional EMEA Sovereign, Middle East and Africa.

USA: UN MERCATO ATTRAENTE – Gli Stati Uniti diventano il mercato più attraente per gli investimenti dei fondi Mentre in passato il mercato previlegiato per gli investimenti dei fondi sovrani nei paesi maggiormente sviluppati era la Gran Bretagna, nel 2016 gli Stati Uniti hanno assunto un ruolo di primo piano: il punteggio di 6,5 (su dieci) nel 2014 sull’appeal degli USA per i fondi sovrani è salito all’8,2 nel 2016, rispetto al 7,5 del Regno Unito. I fondi sovrani restano inoltre rialzisti sulle opportunità di investimento future negli Stati Uniti, in particolare nel settore delle infrastrutture. I fondi considerano gli Stati Uniti sempre più aperti ai loro investimenti, come conseguenza della percezione positiva espressa dal settore finanziario statunitense nei loro confronti durante la crisi globale. Molti sono inoltre convinti che ora sia più facile e attraente investire negli Stati Uniti, soprattutto grazie alle politiche più favorevoli agli investimenti, come l’esenzione introdotta nel 2016 per ‘i fondi pensione esteri qualificati’ dal Foreign Investment Real Property Tax Act sugli acquisti immobiliari. Sono in crescita anche le nuove allocazioni ai mercati di frontiera, con stanziamenti in Asia in aumento dall’1,6% nel 2014 al 2,3% nel 2015, e in Africa dallo 0,6% allo 0,9%. La capacità manifatturiera, la stabilità politica e la qualità delle infrastrutture sono annoverate tra i fattori chiave di tale cambiamento, insieme a una gamma di prodotti tra cui strumenti azionari e obbligazionari tradizionali e investimenti diretti in settori alternativi come l’immobiliare. Al contrario, trai paesi BRIC Brasile, Russia e Cina hanno tutti perso appeal nei confronti dei fondi sovrani per via del peggioramento della performance e soltanto l’India accresce la propria attrattività. Rispetto agli ultimi anni, i fondi sovrani sono ora meno disposti a ignorare i timori politici e normativi in tali regioni per centrare i loro target di investimento. Gli investitori sono consapevoli delle difficoltà legate ai prezzi delle materie prime e alla debolezza delle piazze azionarie per i grandi mercati delle esportazioni come il Brasile e la Russia, mentre la contrazione della forza lavoro in Cina sta facendo salire i costi di produzione, mettendo sotto pressione i margini del settore privato. “Pur essendo investitori strategici a lungo termine, i fondi sovrani si adattano rapidamente alla percezione dell’attrattività del mercato, rispondendo agli ultimi dati di mercato o ai cambiamenti normativi. Anche le performance di mercato e la politica statale hanno un impatto sulle loro scelte di asset allocation strategica a lungo termine, soprattutto a livello geografico. La capacità dei governi di attrarre investimenti attraverso decisioni politiche è un elemento fondamentale e rappresenta un’opportunità a livello globale per attrarre capitali significativi a lungo termine, a sostegno della crescita economica”, spiega Alex Millar.

L’IMMOBILIARE E’ L’ASSET CLASS PREFERITA – Gli investitori sovrani si sono concentrati sull’aumento degli investimenti in infrastrutture e nel private equity negli ultimi due anni. Tuttavia, l’atteggiamento è cambiato nel 2016 e per la prima volta un minor numero di fondi sovrani prevede di aumentare gli stanziamenti su queste classi di attivi. Sebbene gli stanziamenti per le infrastrutture e il private equity siano aumentati negli ultimi tre anni, il livello degli investimenti resta complessivamente contenuto, in media, al 2,8% del totale delle attività in portafoglio per le infrastrutture e al 4,5% per il private equity. Al contrario, gli investimenti nel settore immobiliare sono aumentati, in tre anni, dal 3% nel 2012 al 6,5% attuale (con un tasso di crescita annuo del 29%), con un tasso di crescita più veloce rispetto agli investimenti complessivi nel private equity e nelle infrastrutture. I fondi sovrani stimano un incremento degli stanziamenti globali e locali nel settore immobiliare superiore rispetto a qualsiasi altra asset class per soddisfare gli obiettivi di diversificazione e di ritorno assoluto. I fondi sovrani attribuiscono questo trend in gran parte alle minori difficoltà di esecuzione degli ordini per gli investimenti immobiliari, rispetto a private equity e infrastrutture, dove hanno incontrato ostacoli nel realizzare i loro investimenti. Gli investitori evidenziano anche il maggior numero di asset manager affidabili a livello mondiale e la lunga lista di sviluppatori e operatori con cui collaborare sugli investimenti immobiliari. Di conseguenza, oltre il 62% dei fondi ha ridotto l’investimento in infrastrutture e il 52% quello in private equity rispetto ai loro target . “Sebbene le difficoltà incontrate dall’inizio di questo periodo di volatilità dei prezzi del greggio non siano chiaramente passate inosservate, e i rendimenti ne abbiano sofferto, la fiducia tra i fondi sovrani a livello globale è relativamente alta. Tra i quattro profili di fondi sovrani individuati da Invesco, tale fiducia è più evidente tra i profili Liability e Development, mentre i fondi Investment e Liquidity si sono trovati in difficoltà a causa della rilevanza delle materie prime per i loro nuovi finanziamenti. Lo studio di quest’anno rafforza la convinzione che i fondi sovrani siano meglio preparati ad affrontare le sfide legate alla volatilità e ai finanziamenti e continuano a cercare opportunità di asset allocation strategiche, rafforzando le capacità in-house e valutando partner di investimento esperti, al fine di strutturare i portafogli in modo da assicurare rendimenti diversificati nel lungo termine”, conclude Alex Millar.

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