MoneyFarm, nel mondo dei tassi bassi meglio puntare sui bond dei Paesi periferici

L’EURO A DUE VELOCITA’ – “Diciassette anni dopo l’adozione della moneta unica, permangono ancora notevoli differenze tra i Paesi che hanno deciso di fare dell’euro la loro nuova valuta, divisi sostanzialmente tra un nord Europa economicamente stabile e un sud indebitato che a stento riesce a crescere”, nota Yuchen Xia, portfolio manager di MoneyFarm. “Mentre le nazioni del nord come la Germania o la Francia possono giovarsi dell’avanzo delle partite correnti, un basso tasso di disoccupazione e un’economia solida, quelle dell’Europa periferica come Italia, Grecia, Spagna e Portogallo soffrono tutte di notevoli deficit e di una grossa fetta di popolazione senza occupazione, priva di risorse economiche, quindi risparmi su cui poter contare”.

DIVISIONI VISIBILI – “Nei mercati finanziari queste divisioni sono rese ancora più visibili dalla differenza nei tassi di interesse che i diversi governi riservano a chi presta loro denaro. Mentre in Germania i tassi sul debito pubblico si aggirano intorno al livello record dello 0%, in Italia si arriva all’1,43% e in Spagna all’1,47%. La Grecia ha raggiunto tassi pari al 18% durante la crisi del debito greco, per poi scendere fino al 7,6% (ancora molto alti se comparati alla Germania). Naturalmente questi tassi così elevati rispetto ai titoli di stato tedeschi, non fanno che riflettere l’alto rischio che caratterizza gli investimenti in aree economiche periferiche. Nonostante l’elevato grado di rischio a cui si va incontro con i titoli di stato dei periferici, gli investitori vedono nel “sud Europa” il giusto equilibrio tra rischio e rendimento se comparato ad altre asset class”, sottolinea il gestore. “Nulla di sorprendente in realtà. Fino all’ultimo trimestre del 2015, il debole tasso di crescita, il clima di incertezza geopolitica e le politiche monetarie delle banche centrali mondiali, hanno alimentato tra gli investitori la ricerca di soluzioni in grado di generare rendimenti, di asset sicuri, di investimenti di lungo termine e titoli di stato di qualità. A marzo 2016 la BCE ha deciso di estendere il programma di quantitative easing tagliando ancora di piu’ i tassi, portando gli acquisti mensili dei titoli di Stato da 60 a 80 miliardi e inserendo nel piano anche i corporate bond (i bond denominati in euro emessi da società non finanziarie). In particolare, per il 2016 l’offerta di nuovi titoli di stato governativi nell’Eurozona dovrebbe attestarsi secondo le stime intorno ai 744 miliardi di euro (meno dei 790 miliardi del 2015), e gli acquisti della BCE potrebbero superare le nuove emissioni, aggiungendo quindi una ulteriore pressione sui rendimenti di titoli di stato come ad esempio quelli dei bund tedeschi. La BCE non è l’unica banca centrale ad aver adottato un piano di QE per favorire la ripresa della crescita economica, così circa un terzo degli esistenti titoli governativi dell’Eurozona ha già tassi negativi, per un ammontare pari a 10 trilioni di dollari. In questo caso gli investitori che comprano titoli governativi a tassi negativi sanno che portarli a scadenza significa andare in contro ad una perdita, per questo sperano in un profitto dato dalla vendita ad un prezzo più alto o scommettono in genere su movimenti valutari favorevoli”.

LE OPZIONI PER I GOVERNATIVI – “Per gli investitori che scelgono invece titoli governativi in territorio positivo, rimangono due opzioni: investire in titolo con un orizzonte temporale piuttosto lungo o optare per i titoli governativi di Paesi meno stabili, come appunto quelli periferici dell’Eurozona”, spiega Yuchen Xia. “Se si comparano i rendimenti dei titoli governativi tedeschi con quelli di Paesi come l’Italia, la Spagna, il Portogallo e l’Irlanda, appare chiaro come da inizio anno i primi, in termini di rapporto rischio/rendimenti, siano più appetibili sebbene il carry dei periferici generi un rendimento aggiuntivo. Recentemente, nel corso del mese febbraio (periodo di forte volatilità), la distanza tra i rendimenti dei bund tedeschi e di quelli dei Paesi periferici ha raggiunto livelli importanti: si veda il caso dello spread tra il BTP Italiano a 10 anni e il Bund tedesco pari a150 basis point (1,5%), tornato al livello di 100 basis point solo i primi giorni del mese di giugno”.

BREXIT: I TITOLI DEI PERIFERICI RINGRAZIANO – “Nelle ultime settimane i governativi dei Paesi periferici sembrano avere giovato della spinta proveniente dal rischio correlato alla possibile uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Con i sondaggi che dimostrano quanto sia difficile prevedere gli esiti del referendum, cresce il numero di investitori alla spasmodica ricerca di asset sicuri, mentre il Bund tedesco a 10 anni scende per la prima volta sotto lo zero. I timori per le possibili conseguenze della Brexit hanno spinto al rialzo anche i tassi dei titoli di stato dei Paesi periferici incrementando per il quarto mese lo spread tra questi e i bund tedeschi. I timori sono comprensibili ma qualora la Brexit dovesse diventare realtà, siamo confidenti nel fatto che anche in questo caso le banche centrali sapranno come intervenire per calmare i nervi degli investitori”, conclude il gestore.

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