Bnp Paribas Ip: nervi più saldi per gli attivi rischiosi, ma i beni rifugio restano ancora molto ricercati

TUTTO COME PRIMA? – “L’attuale livello della maggior parte dei mercati azionari suggerirebbe che non sia successo nulla nelle ultime settimane. Le azioni statunitensi sono tornate ai livelli osservati prima del voto britannico a favore dell’uscita dall’UE e le azioni emergenti quotano attualmente in prossimità del livello più alto dell’intervallo in cui si sono mosse di recente”, spiega Joost van Leenders, chief economist del team Multi asset solutions di Bnp Paribas Ip. “Perché le azioni britanniche sono ai massimi dall’agosto 2015 e le azioni giapponesi sono in calo di quasi l’8% dalla media pre-referendum? La causa sono le valute. La sterlina britannica non ha recuperato la flessione indotta dall’esito del referendum e lo yen ha continuato ad apprezzarsi in linea con i rialzi di altri beni rifugio come i titoli di Stato e l’oro”.

PMI: VI SONO SEGNALI DI UN “EFFETTO BREXIT”? – “Gli indici PMI di giugno vanno interpretati con una certa cautela in quanto le indagini presso i responsabili degli acquisti sono state effettuate prima del voto britannico, ma offrono comunque alcuni indizi. Il PMI manifatturiero è salito di due punti, forse in vista di un deprezzamento della sterlina, mentre il PMI relativo al settore dei servizi, che riflette meglio le condizioni dell’economia interna, ha segnato un ribasso. Ci aspettiamo che l’economia britannica entri in recessione. A nostro giudizio, la concomitanza del rallentamento degli investimenti aziendali e della spesa per consumi, dell’incertezza economica e politica, nonché dell’impatto negativo di Brexit sui mercati immobiliari, avrà un pesante effetto negativo. Già questa settimana diversi fondi immobiliari britannici hanno bloccato i riscatti a causa della loro incapacità di far fronte alle richieste di rimborso degli investitori. Ciò potrebbe dar luogo a vendite forzate di asset”, sottolinea van Leenders. “A livello mondiale, gli indici PMI compositi sono rimasti relativamente stabili. L’indice composito ponderato per il PIL globale è positivo, ma il suo andamento sottotono è principalmente ascrivibile alle economie sviluppate. Nei mercati emergenti, il miglioramento si è arrestato a causa delle forti pressioni esercitate dalla debolezza del Brasile. In realtà, i PMI brasiliani hanno iniziato a risalire, ma un eventuale rimbalzo dell’economia sarà probabilmente lento. A nostro giudizio, l’austerità fiscale e una banca centrale che vuole vedere l’inflazione scendere prima di iniziare a ridurre i tassi d’interesse sono fattori che frenano il rialzo potenziale. In Cina, il PMI “super” composito che pondera tutti e quattro gli indici PMI disponibili ha segnato un rialzo, ma preoccupa il fatto che tre delle quattro componenti occupazionali siano state inferiori a 50, segnalando un mercato del lavoro debole”.

INTERROGATIVI SULLA CRESCITA USA – “Negli Stati Uniti, gli interrogativi principali riguardano adesso la solidità della ripresa dell’espansione nel secondo trimestre e la dinamica di crescita che si avrà nella seconda metà dell’anno”, sottolinea van Leenders. “I dati sui consumi indicano una ripresa sostenuta, ma la crescita del PIL potrebbe essere frenata da fattori quali la debolezza degli investimenti aziendali. Il nostro indice di previsione a breve scadenza (nowcasting) prefigura una crescita sul trimestre precedente dell’1,8% su base annualizzata. Le stime più elevate della Fed di New York e di quella di Atlanta, pari rispettivamente al 2,1% e al 2,6%, anticipano una ripresa comunque modesta dopo la lenta espansione del primo trimestre. Per la seconda metà dell’anno, i ridotti investimenti delle imprese, gli indicatori anticipatori modesti e le crepe nell’andamento positivo del mercato del lavoro fanno prevedere una crescita di circa il 2%, un livello pressoché in linea con quello osservato negli ultimi anni. L’economia dell’eurozona sembrava mostrare una buona tenuta prima del referendum britannico, ma la crescita sostenuta del primo trimestre sarà difficilmente ripetuta. Le vendite al dettaglio e la produzione industriale nell’eurozona, nonché gli ordini del settore manifatturiero in Germania, segnalano un rallentamento della crescita, ma un’espansione comunque sufficiente a lasciare margini per un ulteriore graduale miglioramento del mercato del lavoro. Nell’Asia emergente, il nostro indice nowcasting prefigura una crescita appena inferiore al 6% sull’anno precedente, il che indica l’assenza di accelerazione. In Corea del Sud e a Taiwan, i PMI manifatturieri e la produzione industriale hanno guadagnato slancio, ma le condizioni sono meno favorevoli in India, Indonesia, Malesia e Tailandia. Per il Giappone, il nostro indice nowcasting evidenzia una crescita su base annua negativa nel secondo trimestre. Ciò prolungherebbe il rallentamento osservato dal terzo trimestre del 2015 e sarebbe in linea con i più recenti dati PMI. Nel complesso, il PMI composito è ormai inferiore a 50 da quattro mesi consecutivi”.

MERCATI: ASSET RISCHIOSI vs BENI RIFUGIO – Per van Leenders “nei mercati azionari, il clima d’investimento è tornato a deteriorarsi, ma l’andamento dei beni rifugio è stato molto più regolare. I rendimenti dei titoli di Stato sono scesi persino negli Stati Uniti, che avrebbero dovuto essere piuttosto al riparo da un eventuale impatto economico del voto britannico. I rendimenti decennali USA sono scesi a minimi storici, mentre quelli tedeschi e giapponesi sono negativi. L’oro ha guadagnato quasi il 30% quest’anno. I premi per il rischio (spread) sulle obbligazioni sovrane “periferiche” e sulle obbligazioni societarie sono rimasti alquanto stabili, con un calo dei rendimenti in linea con quello dei rendimenti dei titoli di Stato tedeschi. Consideriamo il clima d’investimento difficile per gli asset rischiosi. La crescita nel complesso è modesta e i rischi sono aumentati. L’inflazione è bassa in numerose parti del mondo nonostante i massicci stimoli monetari. Al contempo, le valutazioni azionarie sono, a nostro avviso, eccessivamente elevate. Nell’eurozona, i timori degli investitori per le condizioni del settore bancario italiano, caratterizzato da crediti deteriorati, si sono accentuati. Il Portogallo e la Spagna hanno difficoltà a rispettare le regole UE sui disavanzi pubblici, che adesso potrebbero essere interpretate in modo flessibile, creando un’altra fonte di tensione nell’area euro. La politica monetaria fornisce un certo contrappeso all’incertezza del mercato e alle tensioni geopolitiche. Le aspettative di mercato di un rialzo dei tassi negli Stati Uniti sono state rinviate più in là nel futuro, mentre, sempre negli Stati Uniti, i mercati dei futures stanno attribuendo un’elevata probabilità a un taglio dei tassi già questo mese. La Bank of England è già passata all’azione comunicando alle banche che possono interrompere la costituzione di una speciale riserva di capitale. Questa temporanea interruzione dovrebbe liberare capitale per ulteriori prestiti. È possibile aspettarsi ulteriori stimoli monetari anche da parte della BCE e della Bank of Japan. Al contempo, mentre l’attenzione di tutti è focalizzata sulla Brexit, le autorità cinesi hanno lasciato scendere lo yuan al livello minimo dal 2010. Le politiche monetarie accomodanti e la revisione al ribasso delle aspettative d’inflazione stanno deprimendo i rendimenti obbligazionari, ma dovrebbero sostenere le azioni. Riteniamo tuttavia che la forza relativa delle azioni non reggerà. Manteniamo pertanto il sottopeso sulle azioni globali e sul debito dei mercati emergenti in valuta forte. Le deboli prospettive di crescita e l’incertezza del mercato in generale hanno iniziato a pesare sui prezzi del petrolio. Inoltre, l’offerta si sta riattivando in Nigeria e in Canada. Dato che ci aspettiamo un calo delle quotazioni del greggio, abbiamo mantenuto il nostro sottopeso sulle materie prime”, conclude van Leenders.

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