Brexit, Ethenea: il contagio passa attraverso finanza, politica ed economia

NUOVE SPINTE VERSO RECESSIONE E DEFLAZIONE – “In un’economia fragile e convalescente, il primo problema della Brexit è che crea nuove pressioni recessionistiche e deflazionistiche. Per il momento l’impatto è limitato perlopiù alla Gran Bretagna, ma vi sono tre potenziali canali di contagio: uno finanziario, uno politico e uno economico”. E’ questa l’analisi di Yves Longchamp, head of research di Ethenea Independent Investors (Schweiz) AG. “Il canale finanziario è il più reattivo agli shock e ha dimensioni globali”, spiega Longchamp. “Mentre scriviamo sui mercati prevale l’avversione al rischio, le quotazioni azionarie sono calate, i rendimenti dei titoli di Stato sono scesi a nuovi minimi storici e le valute hanno evidenziato ampie variazioni. La sterlina britannica si è indebolita, portandosi al livello più basso degli ultimi 30 anni nei confronti del dollaro statunitense, mentre le divise tradizionalmente considerate beni rifugio, come lo yen giapponese e il franco svizzero, si sono notevolmente apprezzate”.

RISCHI ELEVATI – Il canale politico costituisce, in maniera alquanto inusuale, un meccanismo di trasmissione rapido. Il Regno Unito è in una fase di grande instabilità e, benché il rischio di una disintegrazione dell’Europa non si sia concretizzato, i rischi rimangono elevati. Il canale economico sta già esercitando un impatto frontale sulla Gran Bretagna, colpendo gli investimenti e il settore immobiliare: la conseguenza più probabile sembra una recessione. “L’effetto sull’Europa è più difficile da stimare, tuttavia se si verificherà una riduzione della crescita, ne sarebbero colpiti l’occupazione e i consumi privati. Inoltre, la Brexit è uno shock deflazionistico e, date le prospettive economiche estremamente fosche per il Regno Unito, è probabile che la Bank of England riduca i tassi e rilanci il suo programma di quantitative easing (QE). Lo stesso potrebbe fare la BCE, anche se restiamo convinti che in Europa non sia necessario un ulteriore stimolo in tal senso, in quanto le condizioni monetarie sono già molto accomodanti”. Negli Stati Uniti, il ciclo economico si trova in una fase avanzata. Ci aspettiamo un graduale indebolimento della crescita nei prossimi mesi e non prevediamo enormi ricadute della Brexit, salvo in caso di un marcato apprezzamento del dollaro Usa. In ogni caso, abbiamo rivisto al ribasso le nostre previsioni sui rialzi dei tassi di interesse nel 2016 a un massimo di uno e forse nessuno. Infine, gli ultimi sviluppi in Cina hanno delineato un quadro in chiaroscuro. Gli ingenti stimoli fiscali e creditizi che hanno miracolosamente scongiurato la recessione all’inizio dell’anno iniziano a indebolirsi. Al contempo, il debito ha continuato ad aumentare e la crescita tendenziale ha evidenziato un progressivo rallentamento. “La Cina continua a costituire un rischio chiave nel nostro scenario. È interessante notare che, sulla scia della Brexit, il renminbi si è deprezzato rispetto al dollaro USA, confermando la nostra idea che la valuta statunitense è troppo forte per gran parte dell’economia mondiale”, conclude Longchamp.

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