Raiffeisen: mercati emergenti, la Brexit ha influito poco

RIALZI, MA NON IN EUROPA – A giugno i mercati azionari dei paesi emergenti hanno fatto registrare complessivamente dei rialzi, tuttavia, contrariamente al trend, la maggior parte dei paesi dei mercati emergenti europei ha subito dei ribassi, spiega l’ultimo report di Raiffeisen Capital Management. L’indice MSCI Emerging Markets ha guadagnato oltre il 3% e ha quindi avuto una performance nettamente migliore dei mercati azionari sviluppati. Questi ultimi sono stati colpiti molto più dei paesi emergenti dall’esito del referendum in Gran Bretagna, in cui la maggioranza, a sorpresa, ha votato contro una permanenza nell’Unione Europea e per la cosiddetta Brexit. Hanno subito significative flessioni soprattutto le borse europee e in prima linea i titoli finanziari. Uno dei motivi per la reazione relativamente moderata della maggior parte dei mercati dei paesi emergenti al voto sulla Brexit è che questo ha reso più improbabile un aumento dei tassi d’interesse da parte della banca centrale USA (FED) oppure lo ha ulteriormente posticipato. Anche le obbligazioni dei paesi emergenti ne hanno tratto sensibilmente vantaggio nelle settimane passate. Un altro fattore che dovrebbe continuare a favorire l’andamento della maggior parte dei mercati azionari dei paesi emergenti è costituito dai programmi di sviluppo economico del governo cinese. Con i nuovi massicci investimenti nelle infrastrutture annunciati per i prossimi cinque anni, infatti, la Cina vuole promuovere le zone sottosviluppate del paese e stimolare l’economia nel suo insieme. Ciò dovrebbe migliorare al contempo la situazione fondamentale dell’offerta e della domanda di molti metalli industriali e anche del greggio e, allo stesso tempo, dovrebbe favorire gli esportatori di materie prime fortemente danneggiati negli ultimi anni. Tuttavia, il programma congiunturale cinese, nonostante le sue dimensioni di tutto rispetto, non è in grado di modificare in modo determinante lo scenario di crescita globale; è, però, in ogni caso sufficiente per evitare, per il momento, un ulteriore rallentamento della crescita e creare, almeno per alcuni trimestri, una ripresa temporanea per la Cina e alcuni dei suoi partner commerciali.

BRASILE, LA RECESSIONE FRENA – Nell’economia brasiliana sembrano rallentare gradualmente sia il ritmo sia la forza della recessione, anche se non si può ancora parlare di una svolta. Le esportazioni recentemente sono state uno dei pochi spiragli di luce; sono nettamente aumentate grazie al real brasiliano più debole. D’altro canto, la situazione economica interna rimane difficile. Allo stesso tempo, il governo del presidente ad interim Temer si vede confrontato continuamente con accuse di corruzione e alla luce degli enormi problemi strutturali non si prevedono comunque rapidi miglioramenti.

GRECIA, ATTESA PER IL TURISMO – La ripresa economica della Grecia dipenderà in larga misura dall’andamento del turismo di quest’anno – da sempre un settore chiave del paese. In questo senso le prospettive al momento sono da miste a negative. Alcune regioni annunciano dati abbastanza buoni. In altre, invece, le immagini dei profughi e migranti dal Medio Oriente e dall’Asia sulle isole greche e gli articoli sugli scontri nei campi profughi scoraggiano evidentemente molti turisti potenziali. Inoltre, sul settore pesano imposte e tasse più alte. Un’eventuale uscita della Gran Bretagna dall’UE avrà probabilmente solo un impatto diretto minimo sulla Grecia. Tuttavia, le azioni bancarie europee già sotto forte pressione prima del voto sulla Brexit sono scese ancora dopo il referendum. Anche le banche greche hanno ceduto nettamente e hanno trascinato in basso l’indice azionario di Atene. Con una perdita del 17% circa, la borsa greca è stata di gran lunga la più debole in Europa a giugno.

CE3 – POLONIA, REPUBBLICA CECA, UNGHERIA –
La crescita economica in Polonia ha deluso con un 3% nel primo trimestre; la maggior parte degli analisti aveva previsto un 3,5%. Il calo dell’inflazione sembra almeno per il momento interrotto – con un meno 0,9% il tasso d’inflazione è sprofondato di nuovo in area deflazionistica anche a maggio. Anche l’Ungheria ha fatto registrare tendenze deflazionistiche con un tasso d’inflazione del meno 0,2%. La banca centrale ungherese ha, tuttavia, lasciato invariato il tasso guida e per ora ha sospeso, dunque, i suoi tagli dei tassi d’interesse. Alla luce di un tasso guida dello 0,9%, il margine è comunque piuttosto stretto nel frattempo. I mercati azionari dei C3 a giugno hanno ceduto rispetto al trend nei mercati emergenti. Il voto sulla Brexit e la situazione tesa nel settore bancario europeo hanno pesato sui corsi. Le perdite sono state abbastanza contenute con mezzo punto percentuale e un punto percentuale rispettivamente in Polonia e Ungheria; mentre la borsa di Praga ha perso oltre l’8%.

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