Skeoch (Standard Life Aberdeen): “I miei dubbi su Mifid 2”

L’industria del risparmio gestito è a un punto critico. Bassa crescita e bassi tassi di interesse, aumento dei prodotti passivi, elevate barriere all’ingresso e normative più stringenti (vedi Mifid 2) fanno sì che il settore debba ripensare se stesso. Ad avere un impatto sull’industria dei servizi finanziari ci sono poi la demografia, l’invecchiamento della popolazione, la generazione dei millenial e la tecnologia. Basti pensare al potenziale delle piattaforme di social trading dove, copiando dai grandi trader, si possono costruire portafogli anche molto remunerativi dato che le piattaforme informatiche danno accesso a qualsiasi tipo di prodotto finanziario. Queste e altre considerazioni sono emerse durante lo European Media Forum 2017 dal titolo ‘Investing for a New Era’ targato Aberdeen Standard Investments, il nuovo colosso dell’investimento che viene dall’unione tra Aberdeen Asset Management e Standard Life. La fusione ha dato vita a Standard Life Aberdeen, una casa di investimento con masse amministrate di circa 681 miliardi di euro e 10mila dipendenti, nella quale si combineranno le competenze specialistiche di Aberdeen nella gestione attiva di fondi comuni e quelle di Standard Life più focalizzate sul risparmio di lungo termine e sui prodotti pensionistici.

L’operazione si inserisce nella tendenza globale del settore del risparmio gestito a polarizzarsi tra grandi realtà diversificate e boutique specializzate. Intanto «il mercato del risparmio gestito è cresciuto di 22 mila miliardi di dollari in più in 4 anni tanto che gli asset sono saliti a 77 mila miliardi di dollari, un alto record. E le stime parlano di 105 mila miliardi nel 2020», racconta Keith Sketch (nella foto), ceo di Standard Life Aberdeen. E spiega: «oggi i macro trend globali di fronte a cui si trova la nostra industria sono la democratizzazione dei rischi finanziari, bassa crescita e bassa inflazione, performance compresse, digitalizzazione, globalizzazione dei bisogni e delle aspettative dei clienti. Il rischio principale per gli investitori è l’effetto dei bassi tassi di interesse (62%), seguono la crescita dei populismi (31%), una prossima recessione (27%), la politica delle banche centrali, un eccessivo livello di debito, i rischi geopolitici, instabilità e stagnazione in Europa, impatto sul cambiamento climatico, decrescita in Cina».

Bisogna allora costruire un nuovo contesto di investimento con più alti standard di fiducia, minori costi, una generazione di fondi attiva a ritorno assoluto più innovativa», precisa. Per la crescita di Standard Life, Skeoch è stato una figura decisiva grazie alla sua capacità di costruire un range di strategie Global Absolute Return (Gars) molto diversificate e innovative. Il manager, che lo scorso anno ha deciso di tagliarsi parte del bonus dopo che alcuni azionisti ne hanno obbiettato le dimensioni facendo scendere la sua retribuzione da 3,5 milioni di sterline del 2015 a 2,7 milioni nel 2016, è diventato chief executive solo nel 2015 ma prima ha gestito il business di Standard Life Investments per 11 anni. Skeoch, che ha un master in economia ed è un appassionato di pesca, è entrato a far parte di Standard Life nel 1999 dopo una carriera di 20 anni in James Capel e ha iniziato la sua carriera come economista nel servizio civile sotto Margaret Thatcher, si legge in un articolo del Financial Times.

 

Ora gli occhi sono puntati su quanto emergerà da questa fusione in termini di armonizzazione dei fondi, sinergia di costi, destino dei dipendenti. Al momento, però, si sa ancora poco o nulla, a parte il fatto che il colosso del gestito che ha sede a Edimburgo si trasferirà a due minuti a piedi rispetto a dove è oggi. Per un po’ gli uffici saranno dunque divisi in due sedi: quella attuale al numero 1 di George Street, l’altra al numero 6 di St Andrew Square. Quel poco che ha detto il ceo è che «quelli di Aberdeen e Standard Life sono due business complementari che arriveranno a coprire tutta la gamma dei prodotti di investimento e che, sommati, hanno fondi con 4 o 5 stelle Morningstar per 67 miliardi di sterline». Precisa: «le economie di scala sono molto importanti ma lo è anche la diversificazione. Questa industria si sta ridisegnando su nuovi modelli sulla base dei trend che stanno cambiando e noi siamo in prima linea. Dovremo stare anche molto attenti alla struttura dei costi e ai prodotti premium prize, che costano di più ma che danno molta soddisfazione ai clienti, essendo più ricercati e più dinamici, anche nella performance». Per completare la piena integrazione si parla di circa un triennio, ci sarà un unico ufficio, più digitalizzazione e una riduzione di personale che potrebbe aggirarsi intorno al 10%. Un turnover quasi naturale, fa sapere il ceo, «perché cercheremo di ricollocare figure che con la fusione sarebbero dei doppioni e abbiamo intenzione di ridurre al minimo il numero dei licenziamenti o non intendiamo stravolgere i ruoli».

Ci saranno poi i costi di un team che sarà dedicato alla gestione dell’integrazione e quelli della consulenza (c’è chi parla di circa 70 milioni di sterline). Per Standard Life Fenchurch e Goldman Sachs faranno la consulenza finanziaria mentre Slaughter and May quella legale. «Non sarà certo una fase semplice, ci vuole tempo, non vogliamo avere fretta», precisa il ceo. Le due realtà hanno calcolato sinergie di costi per circa 200 milioni di sterline l’anno e prevedono che i costi dell’operazione saranno ammortizzati verso la fine del terzo anno successivo alla fusione. E su Mifid 2 è stato molto esplicito: «non sono sicuro che Mifid 2 sia in grado di migliorare la trasparenza dell’industria, temo che sia un grosso costo e non sia così efficiente». Nella nuova realtà che si sta prefigurando Skeoch si occuperà della supervisione diretta dei business. Dovrà condividere la posizione con Martin Gilbert, la sua controparte in Aberdeen Asset Management. Quest’ultimo sarà più impegnato sui fronti di attività internazionali, distribuzione, corporate development e marketing.

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