Amundi raccoglie 1,5 miliardi col fondo di First Eagle

RACCOLTA COL VENTO IN POPPA – Circa un miliardo e mezzo dal 2010 a oggi (cioè dall’anno del lancio)  e 350 milioni di euro soltanto nel 2016. Sono i risultati raggiunti dalla raccolta del fondo First Eagle Amundi International Fund, distribuito in Italia dal Amundi Asset management e gestito in outsourcing da First Eagle Investment Management, società con sede a New York e con 150 anni di storia alle spalle, specializzata nelle strategie di investimento con approccio value (cioè orientate a individuare i titoli sottovalutati che hanno ottime chance di avere performance significative  nel medio e lungo termine). Il fondo venduto da Amundi ha generato oltre il 10% di tutta la raccolta realizzata in Italia dal gruppo francese. Su circa 7 miliardi di asset gestiti dal fondo in Europa, più di un quinto (cioè appunto 1,5 miliardi) si concentrano nel nostro paese.

VENT’ANNI DI SODALIZIO – Proprio quest’anno, Amundi e First Eagle festeggiano il ventennale della loro partnership. Così la società di gestione transalpina ha voluto portare in Italia due esponenti dei loro partner statunitensi, che hanno illustrato le strategie di investimento con “stile” value del fondo. “La nostra filosofia di gestione”, ha detto Matthew McLennan, portfolio manager e responsabile del global value team di First Eagle Investment Management, “si basa innanzitutto su una considerazione molto semplice: la presa d’atto dell’impossibilità di prevedere il futuro, consapevoli che nella storia ci sono sempre state ciclicamente delle crisi finanziarie o geopolitiche”. Per questo, invece di voler fare ciò che è impossibile fare, ovvero prevedere la direzione dei mercati nel breve termine, i gestori di First Eagle Amundi International Fund si concentrano sull’analisi dello scenario che caratterizza l’economia e la società globale, cercando di individuare quei titoli che appaio sottovalutati e hanno buone chance di apprezzarsi nel medio e lungo periodo.

STRATEGIE DIFENSIVE – Seguendo questo filone, i gestori del fondo mettono dunque in atto delle strategie volte innanzitutto a proteggere dal rischio il portafoglio, utilizzando spesso un asset class come l’oro che, sempre ne medio periodo, ha di solito un andamento opposto ai trend del mercato azionario, cioè si apprezza quando le borse scendono e, viceversa, perde di valore quando i listini sono particolarmente tonici. Per la parte azionaria del portafoglio, invece, vengono privilegiate società che hanno un modello di business solido o che possono beneficiare di macro-trend destinati a manifestarsi nel medio e lungo termine. E’ il caso di un colosso dell’information technology come Oracle “che” , dice, Robert Hackney, senior managing director di First Eagle Investment Management, “è una società il cui business deriva per l’80% da dalla  consulenza o dalla fornitura di software, cioè da attività basate sull’innovazione e la qualità e non esposte alla concorrenza di prezzo”. Tra le azioni presenti nel portafoglio del fondo c’è anche Weyerhaeuser, una delle più grandi società private al mondo nell’industria del legname che è un bene molto scarso, visto che il terreno disponibile per gli alberi è strutturalmente in diminuzione con la crescita della popolazione urbana. Tra i titoli preferiti dai gestori c’anche la giapponese Fanuc, leader globale nella robotica, nelle macchine utensili a controllo numerico e servomotori dove ha una quota di mercato sopra il 50%. Tra le aziende italiane, nel portafoglio del fondo c’è stato per diverso tempo il titolo  Italcementi (che però  oggi è oggetto di scalata da parte della tedesca HeidelbergCement) e c’è ancora la holding Italmobiliare della famiglia Pesenti.

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