Schroders: BoJ, servono ulteriori misure per far salire l’inflazione

NUOVE MISURE – Durante il meeting del 21 settembre, la Bank of Japan (BoJ) non ha tagliato i tassi di interesse, ma ha comunque introdotto due nuove misure: la prima è il “QQE (quantitative and qualitive easing) con il controllo della curva dei rendimenti”, spiega Keith Wade, chief economist & strategist di Schroders. Essenzialmente, ciò vuol dire che gli acquisti di asset saranno mirati a mantenere i rendimenti dei titoli di Stato giapponesi decennali vicino allo zero. Combinato con i cambiamenti dei tassi nella parte breve della curva, tale intervento dovrebbe permettere alla BoJ di controllare la curva stessa. La seconda misura è il cosiddetto “inflation overshooting commitment”, cioè l’impegno a mantenere la politica monetaria accomodante fin tanto che l’inflazione non supererà il target del 2% e vi rimarrà al di sopra. La prima misura mira dunque a mitigare gli effetti negativi per il settore finanziario derivanti dai tassi di interesse negativi, che hanno ridotto i margini delle banche. Puntando a ottenere un rendimento zero per i bond decennali del governo giapponese, la BoJ può almeno assicurare che la curva abbia una pendenza positiva con tassi di interesse negativi, aiutando così le banche (che essenzialmente si indebitano con i tassi della parte corta e prestano con i tassi di quella lunga). Di conseguenza, il settore finanziario ha trainato un forte rally del mercato azionario. La seconda misura decisa dalla BoJ riconosce che l’Istituto ha fallito nell’obiettivo di portare l’inflazione al 2%. Aumentare questo target, puntando ora a “superare” tale soglia, potrebbe apparire strano, ma l’obiettivo è incrementare le attese sull’inflazione nell’economia. Rafforzare tale l’impegno è un tentativo audace di minare la mentalità deflativa, che limita i rialzi salariali e alimenta quindi il contesto di bassa inflazione.

I MERCATI PLAUDONO – Gli interventi della BoJ sono stati ben recepiti dai mercati: insieme al rally dei listini azionari, i rendimenti dei titoli di Stato sono lievemente aumentati e, nonostante un aumento di volatilità, lo yen è rimasto stabile. C’era il rischio che, non tagliando i tassi, il mercato avrebbe etichettato come “da falco” l’intervento della Banca centrale giapponese, scatenando così un forte rialzo della divisa nipponica e una stretta delle condizioni finanziarie. Tuttavia, in termini di impatto economico, siamo scettici sul fatto che le misure adottate dalla BoJ possano fare molta differenza. L’impegno a superare il target sull’inflazione è positivo, ma affinché si concretizzi è necessario che l’opinione pubblica creda che la BoJ possa realisticamente far salire l’inflazione, cosa che – finora – non è riuscita a fare. Ciò non vuol dire che fallirà, ma solo che saranno necessarie ulteriori misure e, a nostro avviso, queste potrebbero arrivare sotto forma di un taglio dei tassi al prossimo incontro della BoJ, il 1° novembre, conclude Wade.

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