Consultinvest: le asimmetrie di rendimento tra la finanza e l’economia reale

RIPRESA DELL’AZIONARIO – Il mercato azionario nel mese di settembre, dopo il ritracciamento subito a partire dalla seconda settimana, si è riportato ai valori di inizio mese, recuperando quasi del tutto le perdite subite, spiega una nota di Consultinvest, la società guidata da Maurizio Vitolo. In questo caso stiamo parlando dell’indice azionario mondiale (in euro), dell’indice Eurostoxx 50 e dell’indice S&P 500, mentre rimane ancora in leggera sotto-performance da inizio mese il mercato azionario giapponese. Se consideriamo le performance da inizio anno dei principali indici azionari abbiamo in vetta i paesi emergenti, con l’indice azionario MSCI Emerging markets (eur) ampiamente in territorio positivo con un + 12% circa, seguono gli Stati Uniti con un l’indice S&P500 (eur) a +4,3%, il Giappone con il Nikei 225 (eur) +3,77% mentre fanalino di coda rimane l’Europa con una performance da inizio anno pari a -7,2%.

MALE LE BANCHE – Ad appesantire il Vecchio continente continuano ad essere in particolare il settore bancario e quello finanziario, il cui peso negli indici costruiti per capitalizzazione rimane sostenuto. Se andiamo ad osservare alcuni singoli Paesi Europei, troviamo l’Italia con performance decisamente negative da inizio anno (Ftse Mib a -20,65%) ed in notevole sottoperformance nel lungo termine rispetto all’azionario mondiale; basti pensare che a 10 anni l’indice azionario mondiale MSCI World AC in valuta locale segna un + 27% a fronte di un’ Italia che sfiora il – 60%. Queste asimmetrie di rendimento così accentuate, a nostro avviso, non riflettono l’economia reale di una Paese ma semplicemente le logiche di costruzione degli indici azionari che avvengono per livello di capitalizzazione: vi sono pochi titoli 5/6 large cap che insieme costituiscono oltre 60% della capitalizzazione della borsa italiana, ma altrettanti titoli che seppur a media e bassa capitalizzazione stanno offrendo grandi soddisfazioni ai propri azionisti: il nostro stile di investimento rimane fermamente svincolato dalle logiche del benchmark e con grande attenzione all’economia reale ed alle attività di selezione di aziende sul mercato in grado di esprimere valore con trend di crescita sostenibili.

I ROBO ADVISOR E GLI HUMAN ADVISOR –
Oggi il comune denominatore dell’ennesima moda finanziaria è rappresentato dai robo-advisor : niente altro che un algoritmo o mix di algoritmi (semplici formule) in grado di standardizzare i processi logici dettati dall’uomo. Il robo-advisor esegue regole fornite dall’uomo, tutto qui. A cosa porterà? Sicuramente a standardizzare i processi di allocazione del risparmio secondo regole predefinite e stabilite a monte della filiera, che si basano commercialmente molto spesso sui risultati passati ma sappiamo benissimo che gli investimenti fatti con lo specchietto retrovisore hanno distrutto solo valore. Ecco perché siamo convinti che il valore stia nello human advisor, prosegue la nota. Continuiamo a credere che i risparmi si investono usando la testa e non gli algoritmi, questi ultimi funzionano nelle scienze esatte e non in economia che purtroppo non è una scienza esatta. In tanti anni di lavoro abbiamo visto tanti algoritmi applicati alla finanza ma non abbiamo mai conosciuto uno che si è arricchito con l’algoritmo, anzi abbiamo visto solo risparmiatori che credendoci si sono rovinati. Se fosse esistito un metodo per fare soldi con gli algoritmi Morgan Stanley o JP Morgan lo avrebbero già trovato, ma non è così; il valore delle aziende in borsa dipende dal business model che hanno per il loro futuro, in contesto di mercato in continuo cambiamento e non solo dagli utili passati; la tecnologia per noi che ci occupiamo di asset management è uno strumento per selezionare e non a cui affidare la scelta di allocazione: quella spetta all’uomo e alle sue capacità di capire dove ci sarà valore per gli investitori.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!