Comgest: in Europa torna l’appetito per il rischio

APPETITO RITROVATO – Nel corso del terzo trimestre, i mercati europei si sono ripresi dallo shock provocato dal voto sulla Brexit e l’indice MSCI Europe ha guadagnato il 4,2%, spiega Franz Weis, gestore del Comgest Growth Europe. Gli investitori hanno ritrovato l’appetito per il rischio a seguito della pubblicazione delle cifre relative alla produzione industriale di luglio e alle vendite al dettaglio di luglio/agosto, che si sono rivelate migliori del previsto nel Regno Unito, dato che testimonia come le conseguenze del referendum britannico sull’Europa non siano ancora visibili. La Bank of England ha nuovamente ammorbidito la sua politica monetaria, rafforzando l’ottimismo degli investitori.

CRESCITA DEBOLE – Nell’Eurozona, gli ultimi dati economici hanno confermato che l’Europa continentale si trova di fronte a un contesto di crescita debole. Le pubblicazioni dei risultati del primo semestre non sono state confortanti e il consensus punta sulla stagnazione dei profitti ancora per un anno. Di fronte a un mercato dominato essenzialmente dalla psicologia degli investitori, la ripresa dell’appetito per il rischio ha permesso ai settori della tecnologia, delle materie prime e delle banche di registrare le migliori performance. Le banche hanno registrato un’eccellente performance malgrado le inquietudini legate alla solvibilità di alcune banche italiane e di Deutsche Bank. Al contrario, i settori difensivi come i servizi collettivi, le telecomunicazioni e il settore sanitario hanno deluso. Il clima politico è teso in Europa e negli Stati Uniti; nel corso di questi ultimi anni, la ripartizione disequilibrata dei frutti della crescita ha suscitato un vivo malcontento presso gli elettori, fattore che alimenta un terreno fertile per gli estremismi. L’Occidente, che resiste alla globalizzazione e si ripiega sempre più su se stesso, dovrebbe secondo noi stagnare, più che prosperare. In Europa, la crescita economica resta modesta e, secondo Exane, dovrebbe attestarsi all’1,5% quest’anno nella zona euro. Dal 2015, essa non cessa di rallentare e le prospettive di una solida ripresa restano deboli all’orizzonte. I risultati delle società riflettono il contesto economico e dovrebbero registrare per il secondo anno consecutivo una crescita debole o inesistente. Siamo sempre alla ricerca di leader mondiali capaci di progredire in un contesto di crescita debole, grazie al dinamismo dei loro mercati, alla forza dei loro marchi, alla qualità dei loro prodotti o alla loro innovazione. Queste società investono mentre i loro concorrenti perdono terreno e aumentano la quota di mercato, sottolinea Weis.

I TITOLI MIGLIORI – In questo contesto, per il nostro portafoglio, le migliori performance sono state registrate da alcune posizioni importanti. Inditex (una delle più grandi società del mondo legate alla moda), la nostra posizione più importante, ha notevolmente contribuito alla performance grazie agli eccellenti risultati del primo semestre (crescita del giro d’affari del 16% a valute costanti). Mentre la maggior parte dei concorrenti ha vissuto un periodo difficile, il modello economico, la qualità del management e la piattaforma online di Inditex gli hanno permesso di generare una crescita della cifra d’affari; i risultati sono progrediti dell’8%, in quanto le variazioni di cambio hanno pesato sul margine lordo. A nostro avviso, questo impatto dovrebbe attenuarsi nel corso del secondo semestre. Anche Amadeus (fornitore leader di soluzioni tecnologiche avanzate per l’industria dei viaggi) ha registrato solidi risultati nel primo semestre. La società continua a trarre profitto dalla forte crescita del traffico aereo mondiale, sviluppando la sua offerta legata ai prodotti, tanto nella distribuzione (soluzioni di pagamento e sevizi aggiuntivi), quanto nel settore informatico per le compagnie aeree (nel campo dell’e-commerce). Il gruppo guadagna inoltre terreno nell’informatica aeroportuale, con un flusso regolare di nuovi contratti, mentre nel settore dell’hotellerie, l’integrazione del gruppo InterContinental prosegue, conclude Weis.

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