Bnp Paribas Am: i mercati mantengono la calma autunnale malgrado gli eventi

MERCATI STABILI – I mercati finanziari sono rimasti piuttosto stabili la settimana scorsa, probabilmente poiché gli operatori si stanno abituando alle parole bellicose del presidente Trump in materia di politica internazionale ‒ questa volta pronunciate in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, spiega Colin Harte, head of research, active asset allocation, multi asset solutions di Bnp Paribas Am. Sui mercati azionari internazionali, l’indice nipponico ha guadagnato il 2%, registrando una performance superiore alle altre piazze grazie al vigore dell’interscambio commerciale e alla conferma delle politiche monetarie espansive da parte della Banca del Giappone. Sul mercato obbligazionario, i titoli di Stato hanno fatto segnare una performance contrastata, restando su livelli sostanzialmente invariati. Tuttavia, le emissioni del Portogallo hanno registrato un notevole rialzo dopo che l’agenzia di valutazione S&P ha innalzato il rating del paese. Infine, nel comparto delle materie prime il minerale di ferro ha fatto registrare la peggiore performance settimanale ‒ con un calo del 12% ‒ a causa dei timori per il livello elevato delle scorte e delle vendite degli speculatori, che hanno liquidato le posizioni in vista dell’inverno, quando tradizionalmente la produzione siderurgica diminuisce.

FEDERAL RESERVE, BREXIT, RIELEZIONE DELLA MERKEL: MERCATI IMPASSIBILI – La Federal Reserve ha confermato l’avvio – ampiamente annunciato – della contrazione dei propri bilanci, procedendo sul percorso di normalizzazione delle politica monetaria. La banca centrale degli Stati Uniti ridurrà progressivamente il reinvestimento dei proventi del rimborso dei titoli arrivati a scadenza, inizialmente non rinnovando le sottoscrizioni per un importo mensile di 10 miliardi di dollari USA (6 miliardi di Treasury e 4 miliardi di titoli garantiti da ipoteca). Questo annuncio ha inciso impercettibilmente sul mercato, e i rendimenti decennali USA sono saliti di circa 4 punti base nel corso della settimana. L’importo degli acquisti si ridurrà gradualmente fino a un massimo di 50 miliardi al mese. L’effetto di questa decisione (un graduale inasprimento monetario) viene ammortizzato dal proseguimento delle politiche espansive da parte delle altre principali banche centrali mondiali, che dovrebbe contribuire a garantire una domanda elevata di titoli di stato “sicuri” a livello globale e a frenare i rendimenti. I vertici della Federal Reserve intendono ancora innalzare i tassi di riferimento, una volta prima della fine dell’anno e poi altre tre volte nel corso del 2018. A quanto pare, la banca centrale americana ha deciso di ignorare la temporanea “distorsione dei dati” causata dai gravi danni provocati dagli uragani che si sono abbattuti di recente sugli USA. La Federal Reserve ha sottolineato la rilevanza degli effetti una tantum sulla recente frenata dei prezzi al consumo. Tuttavia, è difficile prevedere le prossime mosse della banca nel medio termine, poiché i probabili cambiamenti nella composizione del FOMC potrebbero, in prospettiva, incidere sulle politiche monetarie. Inoltre, la riforma della normativa fiscale statunitense, che dovrà essere discussa dal Congresso questa settimana, potrebbe avere un impatto notevole sulla politiche monetarie. Nel tanto atteso discorso di Firenze, il primo ministro britannico Theresa May ha affermato di lavorare per un accordo in grado di garantire una transizione morbida del Regno Unito fuori dall’Unione europea, che consenta l’accesso al mercato comune sino al 2021. La May, tuttavia, non ha offerto alcun dettaglio su provvedimenti specifici, né ha fornito dati specifici sulle cifre necessarie per regolare gli obblighi assunti in passato dal Regno Unito con l’UE. Il capo dei negoziatori per l’UE ha riconosciuto i toni maggiormente costruttivi del primo ministro inglese, ma per gli operatori di mercato non c’è stata alcuna novità di rilievo. Ad ogni modo, seguiamo da vicino i negoziati con l’UE, che dovrebbero riprendere questa settimana. I risultati delle elezioni legislative in Germania hanno offerto alla cancelliera Merkel una nuova maggioranza, ma bisogna rilevare l’ascesa del partito di estrema destra AFD come terza forza politica in parlamento, così come l’uscita dalla grande coalizione dei socialisti dell’SPD, passato alla guida dell’opposizione. Adesso, la CDU/CSU della Merkel sarà costretta a formare una coalizione con il partito ecologista e con i liberali dell’FDP, che sono al contempo più vicini all’industria e meno europeisti.

BANK OF ENGLAND: TONI CAUTAMENTE POSITIVI – In un discorso tenuto presso il Fondo monetario internazionale, il governatore della Bank of England Mark Carney ha confermato l’intenzione di ridurre gli stimoli monetari qualora l’economia del Regno Unito crescesse in linea con le stime, dichiarando che “una politica monetaria statica diventa più espansiva, ferme restando tutte le altre condizioni”. Pertanto, pare prevedibile che la banca centrale possa innalzare i tassi in occasione della prossima riunione del comitato responsabile delle politiche monetarie, sfruttando l’opportunità offerta dall’aumento delle pressioni inflative ‒ che a nostro avviso sono temporanee ‒ e dal miglioramento della crescita. Carney ha mitigato il tono restrittivo delle sue parole aggiungendo che “il rialzo dei tassi dovrebbe essere limitato e prevedibilmente graduale e che i tassi si attesterebbero a livelli notevolmente inferiori a quelli pre-crisi”. Inoltre, il governatore britannico ha fatto notare che “in prospettiva vi sono ancora rischi rilevanti per il Regno Unito a causa della Brexit” ma che continua a essere fiducioso in un orizzonte di lungo periodo descrivendo la Brexit come “un buon esempio di reculer pour mieux sauter” ‒ prendere la rincorsa per balzare più in alto. I dati macroeconomici positivi paiono avere confortato le posizioni dei falchi in seno alla Bank of England, e in particolare le vendite al dettaglio sono risultate superiori alle stime. Bisognerà seguire da vicino l’evoluzione dei dati in vista della riunione del comitato di politica monetaria del 2 novembre, poiché eventuali sorprese negative potrebbero cambiare l’atteggiamento della banca centrale.

ALLOCAZIONE DEGLI ATTIVI: OBIETTIVO SULLA CONVERGENZA DEI RENDIMENTI DI USA E AUSTRALIA – La posizione lunga ‒ costituita di recente ‒ sui titoli di Stato decennali dell’Australia rispetto ai Treasury USA ha beneficiato delle dichiarazioni del governatore della banca centrale australiana, il quale ha affermato che “un rialzo dei tassi d’interesse a livello globale non ha conseguenze automatiche per l’Australia”. Inoltre, la flessione del prezzo del minerale di ferro è positiva per le obbligazioni australiane, che di recente sono state penalizzate dal rialzo delle materie prime e dal miglioramento del contesto macroeconomico. I rendimenti bassi dei Treasury, sinora, hanno tratto vantaggio dall’orientamento espansivo della Federal Reserve, ma adesso potrebbero essere penalizzati dai dati macroeconomici positivi. Invece, i rendimenti relativamente elevati dei titoli australiani potrebbero subire delle pressioni al ribasso in caso di un inatteso deterioramento dell’economia. Pertanto, la nostra posizione punta su una convergenza dei rendimenti, conclude Harte.

 

 

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