Graham (Bnp Paribas Am):”posizione lunga nelle small cap USA rispetto alle large cap”

Di seguito la strategia settimanale di Colin Graham, Responsabile TAA, Multi Asset Solutions di Bnp Paribas Asset Management

Il tema della riforma fiscale USA è tornato alla ribalta dei mercati, finendo in primo piano dopo che il Congresso e l’amministrazione Trump hanno svelato le bozze preliminari del provvedimento. I mercati finanziari hanno accolto con favore le prime proposte. Tuttavia, saranno probabilmente necessari diversi mesi di negoziato in parlamento per concordare i dettagli e poi attuare gli sgravi fiscali. Ad ogni modo, le prime indiscrezioni hanno già favorito un apprezzamento del dollaro USA e un’inclinazione della curva dei tassi, che ha trainato la performance delle small cap e dei titoli finanziari statunitensi. Il presidente della Federal Reserve Yellen ha dichiarato che la banca centrale avrebbe ignorato la recente frenata dell’inflazione per non discostarsi dal percorso di normalizzazione della politica monetaria, spingendo al rialzo i rendimenti dei Treasury. Tale andamento ha penalizzato le azioni dei paesi emergenti, così come l’oro, e pertanto tali attivi hanno registrato le performance peggiori nel corso della settimana (cfr. grafico).

Per quanto riguarda la situazione politica internazionale, i titoli di testa sono stati occupati dal fine settimana turbolento in Catalogna, dove il governo centrale di Madrid ha inviato la polizia per impedire lo svolgimento di un referendum sull’indipendenza della regione, che era stato dichiarato incostituzionale. Questo incidente potrebbe segnare l’avvio di una battaglia costituzionale tra la Catalogna e la Spagna e far sorgere ulteriori problemi per il primo ministro Mariano Rajoy, già in difficoltà. Nell’attuale contesto europeo, offuscato anche dal voto in Gran Bretagna per uscire dall’UE e dalla persistenza di forze populiste, una decisione del governo catalano di insistere sulla via della secessione potrebbe avere effetti imprevisti sui mercati finanziari, in particolare per l’euro.

All’inizio della settimana, invece, il primo ministro Shinzo Abe ha convocato le elezioni anticipate in Giappone dopo il notevole rafforzamento della sua popolarità grazie alla fermezza dimostrata nei confronti della Corea del Nord. La rielezione di Abe non dovrebbe incontrare particolari difficoltà, sebbene il governatore di Tokyo, particolarmente apprezzato dai cittadini, sia entrato in un nuovo partito che sta guadagnando consensi e potrebbe mettere a rischio l’egemonia dell’LPD, attualmente al governo.

LA RIFORMA FISCALE RILANCIA IL TRUMP TRADE? – Il tanto atteso progetto-quadro dell’amministrazione Trump per la semplificazione della normativa fiscale ha riservato poche sorprese. I punti principali sono la riduzione dell’aliquota sui profitti societari dal 35% al 20%, l’agevolazione della detrazione delle spese in conto capitale, un’imposta forfetaria per le imprese che rimpatriano i profitti detenuti all’estero e una riduzione delle aliquote sul reddito delle persone fisiche. I dettagli resi noti sono stati scarsi e le misure proposte dovranno essere discusse con il Congresso, il che dovrebbe renderne impossibile l’applicazione prima della fine dell’anno.

Tuttavia, gli operatori di mercato hanno accolto con favore l’annuncio della riforma. Come abbiamo già sottolineato in precedenza, i rialzi riconducibili al cosiddetto Trump trade (ovvero alla scommessa dei mercati sulle misure di stimolo della crescita varate dal governo) sono stati completamente erosi per quasi tutte le tipologie di attivo dopo il ristagno di varie misure promesse, ma tale andamento ha posto le premesse di un recupero trainato dall’annuncio di nuovi provvedimenti. Il semplice avvio del dibattito sulla riforma fiscale tra il Congresso e l’amministrazione Trump è stato sufficiente a rianimare le speranze dei mercati.

Il conseguente rafforzamento del dollaro USA ha penalizzato i titoli delle large cap – e in particolare delle grandi imprese esportatrici – favorendo una performance delle small cap superiore al mercato complessivo. Inoltre, tale trend ha beneficiato anche della notizia del forte aumento dei dazi doganali sulle vendite negli Stati Uniti degli aerei prodotti dalla canadese Bormbardier, accusata di ricevere sussidi pubblici.

Sul mercato obbligazionario, i Treasury sono stati penalizzati, poiché gli investitori hanno interpretato in senso restrittivo le ultime dichiarazioni di Janet Yellen. La presidente della Federal Reserve ha affermato che la banca centrale “deve prestare attenzione a non innalzare i tassi troppo gradualmente”, sottolineando le pressioni già presenti sul mercato del lavoro e il rischio di intervenire in ritardo rispetto a fenomeni come l’accelerazione dell’indebitamento.

Tali dichiarazioni hanno fatto aumentare le probabilità implicite di un rialzo dei tassi di interesse in dicembre, che adesso si attestano intorno al 70%. Questa svolta restrittiva potrebbe essere accentuata, ma ciò dipenderà dal nome del successore della Yellen, che probabilmente verrà annunciato prima della fine del mese. Il candidato Kevin Warsh, già membro del Board della Federal Reserve, ha duramente criticato le misure non convenzionali. La sua nomina potrebbe accelerare la normalizzazione delle politiche monetarie e innescare un’ondata di vendite sul mercato obbligazionario nel momento in cui subentrerà alla Yellen.

POSIZIONE LUNGA SULLE SMALL CAP RISPETTO ALLE LARGE CAP – La posizione lunga adottata nel segmento delle small cap USA è riconducibile alle nostre valutazioni positive per le prospettive del dollaro USA. Sinora la debolezza di questa valuta ha beneficiato le aziende a forte capitalizzazione in misura maggiore rispetto alle imprese più piccole. Tuttavia, dato che il dollaro USA sta cominciando ad apprezzarsi e che la Federal Reserve prosegue sulla strada della normalizzazione dei tassi, tale tendenza dovrebbe invertirsi. Una svolta in questo senso favorirebbe le aziende a bassa capitalizzazione, che di solito sono maggiormente focalizzate sul mercato interno e potrebbero ottenere performance superiori alle large cap nel caso il dollaro USA si rafforzasse ulteriormente.

Le società a bassa capitalizzazione stanno traendo vantaggio anche dalle speranze alimentate dalle promesse di Trump. Nel corso degli ultimi mesi, gli operatori di mercato avevano sterilizzato questo fattore, che tuttavia adesso potrebbe riacquistare vigore, in particolare qualora fosse approvata la riforma fiscale. Inoltre, la riduzione delle aliquote sui profitti societari dovrebbe favorire le small cap, in quanto molte imprese a forte capitalizzazione pagano già tasse più basse.

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