Dwane (Allianz GI): “Positivi sulle banche europee”

Per i prossimi 3-5 anni il contesto globale sarà ancora di bassa crescita, di bassi tassi di interesse con la Bce che non cambierà la sua politica di tassi negativi fino al 2019. Restano, poi, il punto di domanda sulla dinamica inflattiva, la paura per le vicende geopolitiche e le incognite sulla politica americana. Resta la repressione finanziaria e l’inflazione è ancora nemica del potere d’acquisto dei risparmiatori. «Per fare performance in una simile fase del mercato occorre inevitabilmente prendersi più rischio», afferma senza esitazione Neil Dwane, global strategist di AllianzGI, nel corso di una conferenza stampa in cui ha presentato l’outlook e le opportunità di investimento della casa sul 2018. Nel futuro ci sarà una riduzione della liquidità, sulla scia della normalizzazione delle politiche monetarie delle banche centrali. Nel complesso la volatilità dovrebbe confermarsi relativamente contenuta «e ogni suo movimento è un’opportunità». Ma quali sono i temi chiave per il 2018? Secondo l’esperto, il segno più va messo davanti all’azionario europeo, al settore bancario in Europa e negli Usa (favorito dal rialzo dei tassi), ai comparti tlc, consumi di base e industriali (in caso di approvazione della riforma fiscale statunitense). Infine al settore tecnologico in Corea e Taiwan e a quello delle infrastrutture nei mercati Asean e in India. Oltre che alle obbligazioni indicizzate all’inflazione.
Politiche monetarie divergenti. Secondo Dwane, «negli Stati Uniti la Fed alzerà ancora i tassi: per il 2018 si prevedono tre rialzi, non tutti scontati dal mercato. La Bce molto probabilmente si focalizzerà sulla riduzione del programma di acquisto titoli mantenendo tassi di riferimento invariati. In Giappone dovrebbe proseguire la riduzione “discreta” del programma di acquisto mensile di asset avviata dalla Bank of Japan. Bank of England recentemente ha alzato i tassi per la prima volta dopo 10 anni ma sono in aumento le preoccupazioni per le prospettive di crescita e l’inflazione superiore al target». La traiettoria esatta della politica monetaria nel 2018 è importante perché i mercati finanziari continueranno a guardare alle dichiarazioni e agli interventi delle banche centrali. «Anni di politiche ultra-accomodanti hanno gonfiato i prezzi degli asset. Il superamento di questa fase e i diversi approcci che adotteranno le autorità monetarie sono di snodo per capire dove andranno i mercati e per scatenare aumenti improvvisi della volatilità. «Secondo noi la volatilità dovrebbe comunque mantenersi relativamente contenuta, soprattutto perché la stabilità del contesto finanziario sarà una delle priorità delle banche centrali», aggiunge lo srategist. Continua: «è inoltre importante seguire attentamente gli sviluppi a livello politico, per valutarne l’impatto sulle politiche monetarie e fiscali. Gli elettori esprimono un crescente malcontento nei confronti della globalizzazione, si sentono oppressi dalle misure di austerità e percepiscono un aumento delle diseguaglianze».
Fari puntati sull’inflazione. Nel 2018 occorrerà monitorare anche l’inflazione, dato che i parametri standard su cui le banche centrali basano le proprie decisioni potrebbero non riflettere l’esperienza del mondo reale. «L’inflazione può ridurre sensibilmente il potere di acquisto nel corso del tempo e complicare ulteriormente la ricerca del rendimento», sottolinea. Quanto alle scelte di investimento, «potremmo aspettarci probabili pressioni al ribasso sulle azioni statunitensi con valutazioni elevate ma il settore bancario è da monitorare. In Europa, il mercato azionario e la moneta unica dovrebbero confermare la propria forza sulla scia dell’andamento positivo del 2017. Nel Regno Unito va seguita l’inflazione legata alla Brexit. Le banche europee potrebbero rappresentare opportunità di investimento interessanti e sul mercato obbligazionario ci aspettiamo un ampliamento degli spread tra Treasury e Bund. Nell’area dell’Asia-Pacifico, l’economia della Cina sarà trainata essenzialmente dall’impegno del governo per le riforme e le normative ambientali. Il settore tecnologico resta il motore principale della performance di Corea e Taiwan, ma non dei paesi Asean. Se i governi e il settore privato spenderanno e investiranno, le infrastrutture potrebbero essere una storia di crescita nei mercati Asean e in India», precisa.
Dove si trova il rendimento, nel dettaglio. «La normalizzazione della politica monetaria non favorirà le obbligazioni tradizionali di riferimento. È opportuno selezionare le opportunità nel debito emergente e tra le azioni che distribuiscono dividendi. Il segmento del credito rimane nel complesso attraente, nonostante le valutazioni elevate», aggiunge Dwane. «Il tasso d’inflazione tendenziale sottostante sta lentamente aumentando e i parametri standard non sono in grado di cogliere i costi reali. Dovrebbero essere tenute in considerazione le obbligazioni europee e statunitensi indicizzate all’inflazione. Le azioni in Europa e nei mercati emergenti sono in grado di offrire rendimenti interessanti e ritorni reali, e non sono eccessivamente costose». E conclude: «preferiamo i titoli growth che trovano beneficio dalla crescita dei propri modelli di business. Secondo un approccio contrarian, i titoli value ciclici potrebbero assumere un ruolo rilevante. Infine, è fondamentale selezionare attentamente Paesi, settori e valute; considerare le strategie di copertura dei rischi estremi; puntare a sfruttare al meglio i picchi di volatilità e prepararsi a ridurre l’esposizione agli asset rischiosi nel caso in cui i dati ciclici inizino a perdere vigore». Argentina docet.

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