Degroof Petercam Am: “Dove investire nel 2018”

  • Buone opportunità di investimento sull’azionario europeo
  • Obbligazionario: preferenza per scadenze più brevi e ad alto merito creditizio
  • Per valute ed oro la parola d’ordine è diversificazione 
  • Stati Uniti: tra rialzo dei tassi di interesse e cambi ai vertici gli occhi sono puntati sulla Fed
  • L’Eurozona sulla via della ripresa si prepara ai negoziati Brexit e alle elezioni politiche italiane 
  • Emergenti: elezioni politiche in vista e crescita cinese a rischio rallentamento

 

Azionario: netta preferenza per l’Europa

Il settore azionario spazia da valutazioni corrette a costose, in funzione della regione. Le azioni statunitensi, in particolare, sono costose se comparate alle valutazioni degli anni passati, anche se è comunque possibile selezionare delle opportunità di investimento particolarmente interessanti. Tuttavia, come Degroof Petercam, vediamo opportunità soprattutto in Europa.

 

Obbligazionario: breve duration e alto merito creditizio

Abbiamo deciso di ridurre la sensibilità del nostro portafoglio obbligazionario ai tassi di interesse preferendo quindi scadenze più brevi. Ciò nonostante, non ci aspettiamo che la normalizzazione della politica monetaria si traduca in rendimenti obbligazionari a lungo termine drasticamente più alti. In un panorama caratterizzato da bassi tassi di interesse, proponiamo le seguenti soluzioni: obbligazioni societarie in euro ad alto merito creditizio che offrono un incremento anche se contenuto di rendimento e una duration spesso inferiore di quella dell’obbligazionario governativo, e obbligazioni internazionali indicizzate all’inflazione, in particolare a quella USA.

 

Valute e oro: diversificazione

In base alla parità di potere d’acquisto e nonostante il recente deprezzamento, il dollaro rimane sopravvalutato rispetto all’euro in una prospettiva di lungo termine. Tuttavia, riteniamo che il dollaro USA si consoliderà nel 2018 a causa delle divergenti politiche monetarie europee e statunitensi.

Pur essendo abbastanza volatile, l’oro mantiene una posizione solida in qualsiasi portafoglio d’investimento ben diversificato. I tassi d’interesse reali sono estremamente bassi, il che si traduce in un costo opportunità dell’oro molto basso, che quindi riesce a supportarne i prezzi. Come il dollaro USA, questa classe di attivi può essere un bene rifugio in tempi di improvvise tensioni o di incremento delle spinte inflazionistiche.

 

Scenario macro: Cosa aspettarsi per il 2018

 

L’economia globale continua per il momento la sua forte crescita 

A dieci anni dall’inizio della crisi finanziaria, l’economia globale mostra i segni di una ripresa uniforme. La crescita economica ciclica sta recuperando a livello globale, con volumi di scambio in crescita, profitti aziendali in aumento e disoccupazione in calo. La combinazione di politiche monetarie estremamente accomodanti, i prezzi bassi delle materie prime e di una politica fiscale neutrale inizia a dare i suoi frutti. Finora, tuttavia, tale scenario economico non è stato in grado di apportare un significativo aumento dei salari e dell’inflazione. La sfida principale nei prossimi anni sarà quella di sospendere la politica monetaria accomodante senza ostacolare la crescita economica né sconvolgere la psicologia del mercato. Le banche centrali hanno quindi ancora una volta margine di manovra: sarà loro compito infatti comunicare in modo chiaro e tempestivo le prossime azioni, muoversi gradualmente, prendere in considerazione tutte le opzioni e mantenere i propri bilanci in pareggio in futuro. Inoltre, i tassi di interesse di equilibrio si attesteranno a livelli inferiori rispetto a quelli visti in passato e questo si tradurrà in un aumento di rischi finanziari sia sui mercati puramente finanziari sia su quelli immobiliari.

 

Stati Uniti: la Fed continuerà ad aumentare i tassi d’interesse

Gli Stati Uniti stanno attualmente assistendo alla terza più lunga espansione economica della storia, con la curva dei rendimenti in graduale e continuo appiattimento. Tuttavia, riteniamo che le probabilità di una nuova recessione siano per ora piuttosto basse. La riforma fiscale del Presidente Trump darà impulso alla crescita economica, ma comporterà in primo luogo un deterioramento delle finanze pubbliche e una crescente disuguaglianza. Continuiamo ad aspettarci un aumento dell’inflazione, dato il progressivo ed imminente inasprimento della politica monetaria che la Fed ha messo in cantiere tramite tre rialzi dei tassi entro la fine del 2018, che hanno lo scopo di riportare i tassi di riferimento all’ 1,75-2% e che potrebbero determinare un eventuale ma non significativo apprezzamento del dollaro USA. È possibile che ulteriori incertezze sulla politica monetaria derivino dalla fine del mandato di Janet Yellen e dall’entrata di Jerome Powell come successore: nonostante infatti la visione di questi assomigli molto a quella del predecessore, quattro dei sette seggi della Fed dovranno essere riassegnati ed il mercato osserverà con attenzione tali nomine.

 

Eurozona: ripresa ciclica sulla buona strada

Negli ultimi due anni, il ciclo economico europeo ha mantenuto un ritmo sostenuto: tutti i settori si stanno riprendendo e il mercato del lavoro sta tornando a prosperare. Tuttavia, non vi è ancora un recupero a pieno titolo: la disoccupazione resta al di sopra dei livelli pre-crisi e vi sono notevoli divergenze tra i paesi. Ci sono inoltre molti lavoratori scoraggiati che hanno abbandonato la forza lavoro negli ultimi anni, così come lavoratori part-time che preferirebbero lavorare a tempo pieno. Non sorprende quindi che le pressioni salariali restino modeste e che l’inflazione rimanga al di sotto dell’obiettivo del 2%. Per questi motivi, non ci si può attendere a breve un inasprimento della politica monetaria da parte della BCE, che vorrà evitare l’errore commesso in passato, ossia quello di sospendere troppo presto la politica monetaria accomodante. Inoltre, un ulteriore apprezzamento dell’euro sarebbe dannoso per il raggiungimento degli obiettivi di inflazione. Un rialzo effettivo dei tassi avverrà solo dopo che la BCE avrà posto fine al suo programma di acquisto, presumibilmente nel settembre 2018. Ci si potrebbe dunque aspettare un primo rialzo dei tassi nella primavera del 2019. Nel frattempo, i principali rischi a breve termine sono rappresentati dai difficili negoziati sulla Brexit e dal potenziale stallo politico che potrebbe sorgere dopo le elezioni italiane.

 

Mercati emergenti: la crescita cinese pronta a raffreddarsi

Ci sono diverse elezioni politiche in vista: in Sudafrica, l’ANC deve cominciare a cercare un nuovo leader; in Russia e in Colombia, rispettivamente a marzo e maggio, si terranno le elezioni presidenziali, e l’Indonesia ha programmato le elezioni locali in giugno. Si terranno inoltre elezioni legislative in Messico (luglio), Malesia (agosto), Brasile (ottobre) e Tailandia (novembre). Le elezioni in Messico e in Brasile possono in particolare causare alcuni sconvolgimenti. Nell’ultimo anno e mezzo, l’economia della Cina si è stabilizzata. Tuttavia, i volumi del credito si sono moltiplicati in modo insostenibile e, in questo contesto, la banca centrale cinese ha inasprito la politica monetaria meno di un anno fa. Di conseguenza, sarà sempre più difficile adottare misure strutturali per rendere l’economia cinese più sostenibile e al tempo stesso mantenere l’elevato obiettivo di crescita del 6,5% e per questo prevediamo che nel 2018 la crescita rallenterà. La Cina continua ad essere uno dei principali rischi per l’economia globale: un rallentamento dell’economia cinese avrà impatti sul resto del mondo, con conseguenti minori volumi commerciali e prezzi delle materie prime. Tuttavia, per il momento, le preoccupazioni circa un impatto fortemente negativo sul resto del mondo restano modeste; la regola generale è che una diminuzione dell’1% della crescita cinese si traduce in un calo dello 0,25% della crescita economica globale.

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