Tassi di interesse e obbigazioni emergenti, la mixology d’investimento di M&G

Il tema della ormai conclamata crescita prospettica dei tassi d’interesse statunitensi è ormai un ever green quando si parla di asset allocation per il 2018 (dopo che la Federal Reserve, come ampiamente anticipato dagli investitori, ha alzato i tassi lo scorso dicembre di 0,25 punti base portando il loro corridoio all’1,25-1,50 per cento).

Naturale riflettere ulteriormente sull’impatto di questo scenario quando si parla di titoli di debito dei mercati emergenti, il cui andamento è spesso influenzato dalle dinamiche di “prestito” con gli States. Se è vero, quindi, che si tratta di un argomento da prendere in considerazione, non è altrettanto scontato che ciò debba essere fonte di preoccupazione, come racconta Claudia Calich, gestore del fondo M&G Emerging Markets bond. Vediamo di seguito la sua view dedicata.

Nel corso del 2017, le obbligazioni dei mercati emergenti hanno registrato buone performance e vi è una serie di fattori che dovrebbe continuare a sostenere il sentiment positivo verso l’asset class. Tra questi driver, i rendimenti delle obbligazioni dei mercati emergenti che sono oggi più elevati rispetto a quelli delle obbligazioni nei mercati sviluppati, la varietà dei governi presenti nei mercati emergenti e il panorama delle obbligazioni societarie.

Allo stesso tempo, guardando al 2018, è necessario valutare attentamente i rischi connessi – come quelli che possono derivare dall’aumento dei tassi d’interesse negli Stati Uniti – sebbene i mercati del debito dei Paesi emergenti dovrebbero continuare a resistere alla lenta e graduale stretta da parte della Federal Reserve. Inoltre, per alcune economie emergenti, un contesto caratterizzato da tassi USA più elevati è oggi meno sfidante di quanto sarebbe stato qualche anno fa, soprattutto per via del miglioramento delle partite correnti e delle misure volte a ridurre il livello complessivo del debito denominato in dollari US. Tuttavia, i tassi d’interesse USA in rialzo potrebbero costituire un vento contrario per altre economie emergenti, in particolare per quelle che dipendono maggiormente dai finanziamenti in dollari US, come la Turchia.

Di maggiore supporto all’asset class, alla luce delle previsioni sulla crescita economica riviste al rialzo per molti Paesi sviluppati e in via di sviluppo, sarà la qualità del credito degli emittenti di obbligazioni dei mercati emergenti che dovrebbe stabilizzarsi in quanto la valutazione del credito delle economie emergenti è tendenzialmente correlata ai tassi di crescita.

In vista di rendimenti più elevati quest’anno, gli emittenti africani con liquidità inferiore ci appaiono oggi interessanti, così come diversi Paesi dell’America Latina, che traggono vantaggio dall’aumento dei prezzi delle commodity e che tengono sotto controllo l’inflazione, come Brasile, Argentina e Perù.

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