Invesco: investitori obbligazionari, la normalizzazione è ancora lontana

 

LO STUDIO – Invesco ha pubblicato la prima edizione del Global Fixed Income Study, un report approfondito sul comportamento in materia di investimenti degli investitori nel mondo obbligazionario. L’indagine rivela come molti investitori ritengono che il prolungato periodo di calma post-crisi finanziaria sui mercati dei tassi di interesse fissi stia giungendo a termine con il rallentamento degli aiuti da parte delle banche centrali. La maggior parte degli investitori sta cercando di capire meglio cosa seguirà al periodo di “nuova normalizzazione” degli investimenti a reddito fisso, caratterizzato da bassi rendimenti, bassa inflazione e nuovi interventi delle Banche Centrali. Una minoranza significativa non pensa che possa concretizzarsi una minaccia di tempesta deflazionistica causata dalla fine del ciclo congiunturale in economie ancora fragili. Relativamente pochi investitori vedono un boom inflazionistico comunemente associato alla fine del ciclo economico, nonostante ciò sia implicito negli obiettivi politici dell’amministrazione Trump. L’indagine, che ha coinvolto 79 professionisti tra specialisti obbligazionari e chief investment officer tra Asia, Emea e Nord America, mostra che più della metà (58%) degli investitori obbligazionari intervistati ritiene che l’economia globale sia sulla strada della ripresa, ma non sulla via della normalizzazione a cui storicamente si assiste a seguito di una recessione economica. Secondo la maggioranza degli investitori intervistati, c’è stato uno spostamento e si prevede che il miglioramento dei “fattori chiave” sarà attenuato dai moderati  tassi di crescita economica; aumenti graduali dei tassi di interesse da parte delle banche centrali, con il risultato di un irripidimento delle curve dei rendimenti a breve termine più veloce rispetto a quelle a lungo termine;  bassa preoccupazione sul rischio di un aumento dell’inflazione.

NUOVE SFIDE –  Nel corso degli ultimi tre anni, la principale sfida che gli investitori si sono trovati ad affrontare è stata quella di navigare in uno scenario di rendimenti bassi e decrescenti anno dopo anno. Tuttavia, anche se si ritiene che lo scenario di bassi rendimenti abbia ancora il maggiore impatto, vi sono una serie di nuove sfide che avranno effetto sui portafogli obbligazionari:

  • l’invecchiamento della popolazione è una delle maggiori preoccupazioni per i fondi pensione, sia per quelli a prestazione definita che per quelli a contribuzione definita. I fondi pensione a prestazione definita risentono maggiormente dell’invecchiamento della popolazione, con deficit di finanziamento e disallineamenti tra attività e passività già significativi e a rischio in ulteriore aumento. Nonostante in genere non finanzino le passività garantite, i fondi a contribuzione definita sono ora costretti a soddisfare un numero crescente di esigenze, da coloro che si stanno avvicinando alla pensione a coloro che hanno appena iniziato la loro carriera. Di conseguenza, le necessità degli investitori sono molto diverse e questo crea ulteriori complessità nella gestione di un fondo a contribuzione definita.

 

  • Per le compagnie di assicurazione la preoccupazione principale rimane la stretta della regolamentazione. ( Solvency II in Europa e Risk-Based Capital e C-Ross in Asia:) tutte nella direzione di una maggiore trasparenza e di una migliore gestione del rischio. Questo sarà particolarmente sfidante per le assicurazioni che dispongono di un ampio portafoglio garantito i cui requisiti sono elevati rendimenti per assicurare il rispetto delle garanzie.

 

  • L’aumento dell’incertezza geopolitica ha catturato l’attenzione degli investitori obbligazionari a seguito del successo dei partiti politici populisti, il rischio di uno spaccamento all’interno dell’Eurozona e dell’imprevedibilità dell’amministrazione Trump. Nonostante gli eventi geopolitici non abbiano avuto fino ad ora un impatto rilevante , il 70% degli investitori ritiene che avranno un effetto nel corso dei prossimi tre anni, rispetto all’attuale 55%.

AMPIO USO DEL CREDITO ALTERNATIVE –  Il range di sottoclassi all’interno dell’obbligazionario è cresciuto in modo significativo nel corso degli ultimi decenni e ora include un’ampia gamma di investimenti diversificati. Mentre gli asset di reddito fisso core continuano a giocare un ruolo fondamentale in molti portafogli obbligazionari, gli strumenti di credito alternative fanno sempre più parte del panorama di investimento obbligazionario degli investitori istituzionali. Il credito alternative offre agli investitori l’opportunità di diversificare i portafogli dai tradizionali fattori di rendimento, come tassi e durata, verso fattori alternative quali illiquidità e abilità manageriali, nonchè di perseguire strategie di rendimento absolute-return non vincolate ai benchmark tradizionali [figura 1]. Nell’ottica di investire nel credito alternativo per incrementare l’alpha, gli investitori possono ottenere una serie di benefici, con un approccio leggermente più sofisticato rispetto alla classica diversificazione di portafoglio ma che consente di accedere a premi di rischio aggiuntivi non disponibili all’interno del reddito fisso core, e di generare maggiori rendimenti. In media, gli investitori intervistati allocano il 19% dei loro portafogli obbligazionari sulle strategie di credito alternative. Il Nord America spicca con un 26%. Inoltre, gli investitori con più capitale a disposizione (AUM>$15bn) generalmente hanno maggiori esposizioni al credito alternativo. Gli investitori più piccoli (AUM<$15bn), che hanno tipicamente minori risorse interne e requisiti più bassi, non sono in grado di sfruttare le strategie di credito alternative nella stessa misura dei loro competitor più grandi.

 

CAMBIAMENTO DELLE PREFERENZE – Nel corso degli ultimi tre anni, gli investitori hanno ridotto le posizioni sul reddito fisso core e aumentato l’allocazione ai portafogli di credito alternative. Tuttavia, la maggioranza degli investitori (63%) si attende un ritorno al reddito fisso core nel corso dei prossimi tre anni, spostandosi principalmente da portafogli azionari. Gli investitori prevedono un incremento nell’esposizione al credito alternative, seppur a tassi decrescenti,  in quanto la preferenza verrà limitata da prezzi più elevati e da una contrazione delle opportunità. Da non dimenticare che secondo alcuni intervistati alcune sotto asset class di credito alternative sono oggi costose, in particolare il debito high yield, il credito strutturato e, in misura minore, il direct lending. Gli investitori sono anche frenati dal timore che queste asset class siano maggiormente esposti ad eventuali shock negativi dell’economia. In un’ottica di crescita che vede l’economia globale avvicinarsi alla fine del ciclo economico, alcuni investitori hanno espresso la preoccupazione che il debito high yield e il credito strutturato potrebbero subire un impatto maggiore dalla prossima eventuale recessione. L’area del credito alternative percepita con maggior favore è quella del debito dei mercati emergenti. Attualmente gli intervistati allocano in media il 3%. Il 29% prevede di aumentare tale percentuale nei prossimi tre anni. Gli investitori ritengono che vi siano opportunità in questo settore grazie al miglioramento dei fondamentali economici, alla riduzione dei disavanzi delle partite correnti e al minore impatto diretto dell’ aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti. Nick Tolchard, head of Europe, the Middle East & Africa (EMEA) for Invesco Fixed Income di Invesco, ha commentato:  Con un’economia globale avviata verso la ripresa e le banche centrali che hanno intrapreso il viaggio di ritorno verso politiche monetarie più convenzionali, gli investitori obbligazionari avvertono la fine della lunga marcia verso il basso dei rendimenti, ma rimangono incerti su quello che verrà dopo. Sia che si verifichi una “nuova normalizzazione” o un altro scenario, rimane la pressione sugli investitori obbligazionari per soddisfare le aspettative di performance. Gli strumenti a disposizione degli investitori sono aumentati, così come il loro utilizzo, sia attraverso i propri team che, più comunemente, attraverso partnership esterne per la gestione patrimoniale”.

 

 

 

 

 

 

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