T. Rowe Price: la crescita globale resta solida e sincronizzata

NUOVI UFFICI – Taglio del nastro per la nuova sede di Milano di T. Rowe Price – una delle principali società di asset management al mondo, fondata nel 1937 negli Stati Uniti e con 991 miliardi di dollari di AuM.   “La nostra nuova sede testimonia la crescita e lo sviluppo solido e costante del business italiano in tutti i segmenti di clientela, sempre basato sulle nostre competenze nella gestione degli investimenti, e soprattutto l’impegno di T. Rowe Price nel nostro Paese. Siamo arrivati tre anni fa non con intenti opportunistici, ma con obiettivi di radicamento di lungo periodo e il percorso compiuto fin qui ne è rappresentazione concreta”, ha commentato Donato Savatteri, country head Italy della società, quotata sul Nasdaq dal 1986 e parte dell’indice S&P 500.

IL PUNTO SUL 2018 – In occasione dell’inaugurazione dei nuovi uffici Peter Botoucharov, emerging markets credit analyst di T. Rowe Price, ha fatto il punto sulle prospettive economiche e finanziarie per il 2018. La crescita globale resta solida e sincronizzata, ma non priva di rischi, soprattutto sul fronte geopolitico. La recente correzione sui mercati non sembra preludere a un periodo di crisi economica o a forti sconvolgimenti sui mercati. Capitolo banche centrali: l’attenzione degli investitori è tutta per la Bce e la Fed, ma la divergenza tra tassi di interesse a livello globale offre molte opportunità, anche in Paesi un po’ fuori dai radar. Un contesto che sembra favorire i mercati emergenti, un’area ben diversificata su cui puntare tramite una forte gestione attiva della duration e strategie a spread.

CRESCITA SOLIDA – Per quanto riguarda l’outlook per il 2018, Peter Botoucharov ha dichiarato: “Siamo in un periodo di crescita globale solida e sincronizzata, guidata principalmente da tre fattori: negli Stati Uniti, vediamo una politica fiscale più espansiva; in Europa, una ripresa degli investimenti fissi lordi, un calo della disoccupazione e un ciclo del credito ancora nella fase iniziale; negli Emergenti, una fase di espansione supportata anche dai flussi commerciali internazionali, in aumento”. Citando tra le probabili conseguenze della solida crescita globale in primo luogo il cosiddetto re-leveraging, cioè la ripresa dell’aumento della leva finanziaria, Botoucharov ha poi evidenziato che l’attenzione nei confronti delle banche centrali resta alta: “E’ vero, stiamo vedendo posizioni meno accomodanti sulla politica monetaria, ma l’approccio resta comunque cauto e permane un’ampia liquidità a livello globale”, spiega l’analista, focalizzando l’attenzione su un tema, quello della divergenza nelle politiche monetarie, quanto mai importante: “Nel 2016 abbiamo registrato, sul fronte degli interventi delle Banche centrali, 87 tagli dei tassi di interesse a fronte di 38 rialzi; nel 2017, 82 tagli e 34 rialzi. È evidente che il panorama globale sia variegato e diversificato: nel ciclo dei tassi di interesse troviamo diversi Paesi di primo piano ancora nella fase di taglio del costo del denaro, per esempio Brasile, Russia, Sud Africa, Indonesia, e molti altri nella parte avanzata della fase di rialzo, come l’Argentina o il Messico. Insomma, guardando al di là dell’Eurozona, degli Stati Uniti e del Regno Unito, restano forti divergenze, da cui nascono importanti opportunità di investimento”.

I RISCHI – In questo quadro, permangono alcuni rischi, secondo l’analista di T. Rowe Price riconducibili essenzialmente all’amministrazione Trump e al protezionismo commerciale; al fronte geopolitico; al rallentamento controllato della Cina; alle conseguenze della Brexit. Sul fronte geopolitico, Botoucharov individua alcuni elementi da monitorare da vicino: “Mentre continuano le tensioni tra Corea del Nord e Stati Uniti, in Medio Oriente bisogna tenere d’occhio Arabia Saudita e Iran. Sempre nell’area medio-orientale è chiave il ruolo della Turchia, così come il suo legame con la NATO, oggetto di significative tensioni. Il 2018 è poi un anno di elezioni per diversi Paesi di primo piano, come Brasile, Messico e soprattutto Russia. E non bisogna dimenticare che per quest’ultima resta il tema delle sanzioni imposte da Stati Uniti ed Unione Europea”. Nonostante ciò, il contesto resta favorevole, soprattutto per i mercati emergenti. L’area gode infatti di una crescita più rapida rispetto ai mercati sviluppati, con livelli di indebitamento inferiori. I rendimenti sul fronte obbligazionario restano poi più elevati, con duration simile. “Anche in questo caso, ‘diversificazione’ è un concetto chiave, basti pensare che l’asset class del debito emergente vale circa 4.000 miliardi di dollari, un ammontare simile a quello del segmento dei bond societari americani”, ha concluso Botoucharov.

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