Dahiya (Aberdeen Standard Investments): “I corporate bond? Meglio comprarli sui mercati emergenti)

I titoli che ha nel portafoglio rendono in media circa il 5% all’anno. Per questo Siddhart Dahiya (nella foto), responsabile Emerging Market Corporate Debt di Aberdeen Standard Investments e strategist del fondo EM Corporate Bond, ritiene che le obbligazioni societarie dei paesi emegenti siano particolarmente appetibili in questa fase di mercato, soprattutto per gli investitori dei paesi industriali avanzati, compresa l’Italia, dove i tassi d’interesse sono negativi e le cedole dei titoli di stato e dei bond sono da anni ridotte all’osso. Anzi, buona parte delle obbligazioni negoziate sul mercato oggi offre addirittura rendimenti sotto zero e dà ben poche soddisfazioni a chi le acquista.

Ecco allora che, per un investitore che vuole mantenersi posizionato sul segmento del reddito fisso, una valida alternativa ai bond occidentali è rappresentata appunto dalle le obbligazioni emesse dalle società private (corpporate bond) dei mercati emergenti, dalla Cina al Sud America passando per la Russia, dove i tassi sono più alti che in Europa e negli Stati Uniti.

Ma non sono soltanto le condizioni della politica monetaria che rendono attraenti i corporate bond degli emerging market. Alla base del loro appeal ci sono anche i buoni fondamentali dell’economia. “I paesi emergenti stanno entrando in un ciclo di miglioramento della congiuntura macro”, dice Dahiya, in un’intervista rilasciata a Buerating.com durante una sua trasferta a Milano. Il gestore sottolinea anche altri punti di forza dei corporate bond degli emerging market, il cui mercato vale oggi circa 2mila miliardi di dollari. Si tratta dunque di una asset class molto liquida, con un’ ampia diversificazione geografica e settoriale e una forte presenza tra gli acquirenti degli investitori istituzionali, che garantiscono maggiore stabilità alle quotazioni dei bond.

“In un universo di titoli molto vasto”, aggiunge Dahiya, “compriamo soltanto emissioni obbligazionarie in dollari, per evitare i rischi legati alle valute locali”. Attualmente, il fondo punta molto sui bond con rating BB, sui quali aveva a gennaio una esposizione di ben il 40% del portafoglio, contro il 23% del paniere di riferimento (benchmark). “Crediamo nelle prospettive di questa categoria di titoli, aggiunge ancora l’asset manager di Aberdeen Standard Investments, “perché prevediamo un numero elevato di upgrade del loro rating, in seguito al miglioramento della situazione finanziaria e del merito di credito delle aziende che li hanno emessi”.

Dalla data del lancio, cioè dal marzo del 2011, il fondo ha registrato un rendimento medio annualizzato del 5,11,%. Nell’ultimo quinquennio la performance media annualizzata è stata invece del 3,72% e a 3 anni del 6,57%. Negli ultimi 12 mesi, invece, il rendimento è stato positivo per oltre il 9,3% (dati aggiornati a gennaio 2018 ndr).

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