UBI Pramerica: i mercati tornano a crescere grazie ai policy maker cinesi e alle banche centrali

EVOLUZIONE POSITIVA – L’evoluzione positiva dello scenario macroeconomico ha favorito la buona performance dei mercati nell’ultimo mese, spiega una nota a cura del team investimenti di UBI Pramerica Sgr. I mercati azionari si sono mossi al rialzo, riportando in territorio positivo le performance da inizio anno, i rendimenti dei mercati obbligazionari sono saliti, anche se in misura non significativa, e il dollaro si è discretamente rafforzato, riportandosi nella parte bassa del range 1,20-1,25. Il recupero dei mercati è stato supportato da minori timori di una guerra commerciale globale, insieme al mantenimento di un atteggiamento molto accomodante da parte delle banche centrali dei principali paesi avanzati. Questi due fattori hanno fatto sì che i mercati si focalizzassero di nuovo sui dati, ancora molto positivi sia sul fronte macroeconomico che sugli utili aziendali. Il dissiparsi dei timori eccessivi circa il rischio di una guerra commerciale tra gli Usa e la Cina è stato favorito dall’atteggiamento dei policy maker cinesi che hanno intrapreso una serie di azioni volte ad attenuare le tensioni con gli Usa, tra cui:

▪ un aumento dei limiti alla partecipazione straniera in alcune industrie importanti, come quella dell’auto, e  nelle imprese finanziarie;

▪ l’annuncio della riduzione dei dazi sulle importazioni delle auto, dal 25% al 12,5%;

▪ l’apertura ad una revisione delle norme sulla tutela della proprietà intellettuale.

 

In risposta a questo il presidente Usa Trump ha smussato la sua retorica sul tema dei dazi e ha rallentato sulla possibilità di introdurre nuovi provvedimenti. Al contempo, le azioni delle banche centrali si sono confermate molto accomodanti.

▪ La Federal Reserve ha ribadito la volontà di alzare molto gradualmente i tassi di riferimento. Una novità molto importante è stata introdotta nel verbale dell’ultimo meeting, con la definizione del target di inflazione al 2% come “simmetrico”. Con questa definizione la FED ha voluto slegare il raggiungimento di questo target da una sua azione automatica di politica monetaria, suggerendo che potrebbe tollerare un superamento di questa soglia senza far scattare un rialzo dei tassi. Questo ha ridotto i timori dei mercati che interventi troppo precoci possano frenare la crescita.

▪ La BCE ha mantenuto un atteggiamento molto accomodante dichiarando che i tassi saranno mantenuti sui livelli attuali ancora a lungo, anche dopo il termine del programma di QE.

▪ La Bank of England ha ridimensionato le aspettative di ulteriori rialzi dei tassi, subordinando le prossime decisioni a valutazioni sull’evoluzione dell’economia, alle prese con le ripercussioni della Brexit.

▪ La Banca Centrale Cinese ha introdotto una misura di politica monetaria espansiva, iniettando liquidità a favore della piccola e media industria per cercare di contenere eventuali effetti restrittivi derivanti dalle altre azioni di politica monetaria.

POSITIVI SULL’AZIONARIO – Dal punto di vista strategico rimaniamo positivi sul mercato azionario, e negativi sul mercato obbligazionario governativo, dove i livelli dei rendimenti possono penalizzare l’investimento, e ancora cauti sul mercato corporate, dove comunque esistono delle interessanti opportunità di diversificazione. In termini operativi, sulle componenti azionarie dei portafogli rimaniamo investiti con marginali prese di profitto. Riteniamo che questo movimento di rialzo possa continuare per il miglioramento prospettico degli utili societari e della solidità del quadro macro; i mercati potrebbero evidenziare ancora una performance positiva, sulla quale sarà opportuno valutare una riduzione del significativo sovrappeso sulle azioni che potrebbe portare anche ad una posizione di neutralità. Le strategie obbligazionarie sui prodotti dedicati non sono mutate, con un sottopeso significativo in termini di duration. Relativamente al mercato corporate, rimane una certa cautela sulla parte Investment Grade, ma rimane positiva la view su quella High Yield, in particolare, nei confronti degli emittenti con rating più basso. Relativamente alle valute, continua la riduzione delle posizioni nei confronti del dollaro e non è esclusa la possibilità di arrivare ad un sottopeso su livelli fra l’1,18-1,19.

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