Oltre le tigri asiatiche

Il trend che vede le economie sviluppate cedere quote di Pil a quelle emergenti non è destinato a esaurirsi. Questa è l’opinione di Fidelity International che ha deciso di ampliare l’offerta lanciando in Italia due nuovi fondi focalizzati su questa area: FF Emerging Asia Fund e FF Asian Aggressive Fund. I due strumenti pur con stili di gestione differenti, sono stati ideati per cogliere le opportunità garantite da temi di investimento quali la forte espansione dei consumi, alcuni fattori demografici favorevoli e l’ininterrotta crescita economica. Per esaminare queste tematiche ADVISOR ha intervistato Teera Chanpongsang e David Urquhart, i gestori dei due fondi che sbarcheranno in Italia a giugno.

L’Asia è un nuovo e potente competitors per le aziende europee ma nello stesso tempo un nuovo e immenso mercato. Quali sono le prospettive di crescita nei prossimi mesi?
Chanpongsang. La regione emergente dell’Asia offre agli investitori una prospettiva di ritorni più alti rispetto ai mercati già sviluppati grazie alla sua rapida crescita economica, a fattori demografici favorevoli, agli investimenti crescenti in fixed asset e alla continua espansione dei consumi domestici. Le importazioni e i nuovi ricchi aumentano di giorno in giorno. Basti pensare che il Pil della regione cresce a ritmi del 8,5%, ben al di sopra, per esempio, degli USA, che hanno prospettive di progresso del 2,7%, e dell’Europa ferma addirittura al 2,2%.

Su quali Paesi di questa regione conviene puntare secondo lei?
Chanpongsang. Il Vietnam: nel corso degli ultimi 10 anni si è rivelata una delle economie asiatiche a più rapida espansione. Il massiccio afflusso di investimenti diretti stranieri in seguito al suo ingresso nel WTO, e il forte aumento della popolazione, mediamente molto giovane, guiderà la crescita dei consumi interni e si dimostrerà un tema d’investimento molto interessante.
Tuttavia ritengo che l’investimento diretto nelle società vietnamite attraverso la Borsa locale non sia per il momento interessante a causa delle valutazioni troppo elevate dei titoli. Per questo è preferibile investire in società di altri Paesi, che hanno un’esposizione economica sul Vietnam. Penso, ad esempio, alla società malese Parkson Holdings, uno dei principali grandi magazzini che conta 30 punti vendita nel mercato domestico, 39 negozi in Cina e 3 in Vietnam. All’opposto, invece, il mercato pachistano presenta una più vasta scelta di società quotate. Uno dei titoli che attualmente abbiamo in portafoglio è MCB Bank, la banca più redditizia del Paese, con un ROE del 33%.

Qual è, invece, lo stile d’investimento di FF Asian Aggressive Fund, e cosa lo differenzia dagli altri strumenti che attualmente compongono l’offerta di Fidelity in questa area?

Urquhart. Il fondo è caratterizzato da uno stile di gestione bottom-up che punta a costruire il portafoglio mettendo mattone su mattone, concentrandosi su un numero limitato di azioni: da 55 a 85. Prediligo società scarsamente considerate che costituiscono opportunità di investimento interessanti. Dal punto di vista geografico l’investimento non si focalizzerà solo sull’Asia ma all’interno del portafoglio si possono trovare società di Paesi molto diversi tra loro, come la l’Australia, la Nuova Zelanda e la Thailandia, con esclusione del Giappone. Questo strumento offre la possibilità agli investitori di accedere a una gamma di opportunità di investimento.

In particolare quali titoli secondo lei offriranno le migliori opportunità?
Urquhart. Penso ad esempio a WorleyParsons, un gruppo australiano che fornisce servizi a società petrolifere e di ingegneria pesante e che oggi è presente in 32 Paesi, e NHN, internet company a cui spesso ci si riferisce come il Google coreano.

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