Invesco, cresce la domanda di strategie fattoriali

DOMANDA IN AUMENTO – La domanda e l’adozione di strategie fattoriali sono in aumento in tutto il mondo e gli investitori prevedono quasi un raddoppio delle allocazioni nei prossimi cinque anni. Lo rivela uno studio qualitativo e quantitativo condotto da Invesco tra fondi pensione globali, compagnie assicurative, fondi sovrani, consulenti patrimoniali e banche private, il 71% degli intervistati prevede di incrementare le allocazioni fattoriali nei prossimi cinque anni. Oltre due terzi degli intervistati (70%) utilizza già i fattori in sede di costruzione del portafoglio e la riduzione del rischio è il principale propulsore di tale utilizzo, seguita dall’incremento dell’alfa; metà degli intervistati non utilizzatori sta a sua volta prendendo in considerazione gli investimenti fattoriali. Molti intervistati hanno spiegato di avere finora effettuato modeste allocazioni nell’ambito di un iniziale periodo di prova degli investimenti fattoriali, ma prevedono di incrementare queste allocazioni. Si prevede una crescita soprattutto a livello di strategie quantitative multifattoriali, modelli fattoriali interni e prodotti alternativi liquidi e obbligazionari, in quanto gli investitori continuano a ricercare fonti di rendimento alternative in un perdurante contesto di bassi rendimenti, caratterizzato da tassi d’interessi minimi e volatilità dei mercati azionari.

INVESTITORI DIVERSI, ESIGENZE DIFFERENTI – Non vi è alcuna mancanza di convinzione nel principio alla base degli investimenti fattoriali: l’83% degli intervistati ritiene infatti che i fattori aiutino a spiegare la sovraperformance. Le ricerche rivelano comunque che l’attenzione degli investitori si concentra meno su prodotti fattoriali standardizzati e più su modelli fattoriali strategici e un approccio multifattoriale maggiormente olistico, che spieghi tutte le loro esposizioni fattoriali. Per esempio, mentre gli investitori sovrani in Asia sono stati i più rapidi ad adottare i modelli fattoriali per il rischio interno, le compagnie assicurative tedesche, spinte da fabbisogni di liquidità e vincoli normativi, stanno passando dagli investimenti fondamentali a modelli fattori azionari ed ETF smart beta allo scopo di migliorare i rendimenti aggiustati per il rischio. Nel Regno Unito, dopo l’entrata in vigore della normativa Retail Distribution Review (RDR), i limiti alle commissioni sui default fund e lo stakeholder engagement (coinvolgimento delle parti interessate) hanno facilitato la crescita dei prodotti smart beta; di conseguenza, i fondi pensione britannici a contribuzione definita utilizzano ora prodotti fattoriali perché offrono una soluzione di diversificazione più economica. Bernhard Langer, co-chair Factor Investing Council e cio di Quantitative Strategies di Invesco ha affermato: “Le nostre ricerche confermano la crescita della popolarità e del desiderio di un utilizzo ancora maggiore degli investimenti fattoriali. Ma data la diversa natura degli investitori, il settore della gestione patrimoniale deve affrontare con consapevolezza le esigenze dei clienti di un approccio individualizzato e consultivo, al fine di attuare le strategie fattoriali”.

NECESSITA’ DI CONTROLLO INTERNO – Esiste inoltre una netta preferenza per il controllo interno sui modelli fattoriali: il 61% degli intervistati ha infatti dichiarato che le proprie organizzazioni sono le più adatte a valutare il ruolo dei fattori, mentre il 71% ritiene che siano le più adatte a gestire i fattori internamente. Il desiderio di gestire i fattori internamente porta direttamente alla barriera fondamentale all’adozione dei fattori. La mancanza di capacità interne è stato citata come la maggiore barriera all’adozione, con un rating di 8,3 su 10. Oltre a voler controllare i propri investimenti fattoriali, le istituzioni hanno esplicitamente richiesto il supporto del settore della gestione patrimoniale in generale, indicando il supporto formativo e la consulenza come le due proposte settoriali più efficaci nel rispondere alle loro problematichE. Molti investitori hanno spiegato che i consulenti sarebbero nella posizione ideale per fungere da partner naturali di un’istituzione desiderosa di sviluppare un approccio fattoriale strategico, citando come esempio l’esperienza da loro maturata nel supportare le istituzioni sul versante degli asset liability model. Numerose istituzioni hanno inoltre giudicato positivamente la qualità dei prodotti fattoriali interni sviluppati dai consulenti, spiegando però che tali prodotti non sempre le hanno effettivamente aiutate a capire veramente questo approccio all’investimento e a incentivare l’approfondimento della loro competenza in materia di investimenti. Il feedback degli investitori in merito alle istituzioni accademiche è che, pur con tutto il rispetto, l’insieme delle ricerche disponibili è carente in termini di applicabilità pratica e si concentra troppo sulle azioni. Sebbene il 40% dei non utilizzatori abbia considerato le ricerche accademiche come lo strumento più efficace nel rispondere alle loro problematiche, solo il 9% degli intervistati ha citato le istituzioni accademiche come le più adatte a valutare il ruolo dei fattori all’interno del loro portafoglio. Molti investitori hanno tuttavia espresso interesse ad avvalersi di accademici di successo nell’ambito di un team d’investimento interno.

SERVE UNA CONSULENZA OLISTICA – Per colmare questi divari, gli intervistati hanno esplicitamente richiesto il supporto del settore della gestione patrimoniale in generale, pur ritenendo che i gestori patrimoniali siano spesso troppo interessati a decantare i propri prodotti fattoriali e filosofie, anziché fornire la consulenza olistica e cliente-centrica di cui gli investitori hanno bisogno. Le banche private hanno specificamente dichiarato che vorrebbero che i gestori patrimoniali sviluppassero proposte fattoriali più individualizzate adatte a diverse implementazioni e materiali commerciali più orientati ai clienti. Il loro desiderio di strategie fattoriali trae origine dalla regolamentazione in atto a livello di consulenza, dalle crescenti conoscenze dei clienti in campo finanziario e dalle piattaforme direct-to-consumer online, che mettono in discussione il tradizionale modello di private banking per gli investimenti. Hanno affermato che grazie al maggiore utilizzo di prodotti quantitativi attivi e smart beta, indicizzazione ed ETF, in combinazione con la gestione attiva fondamentale, i costi d’investimento si stanno riducendo. Bernhard Langer ha osservato: “Vi è chiaramente l’esigenza che il settore della gestione patrimoniale dimostri una maggiore comprensione del modo in cui gli investitori intendono gestire e valutare i fattori nei loro portafogli e del ruolo che i gestori patrimoniali possono a tal fine svolgere. A mano a mano che gli investitori e i loro fornitori di servizi d’investimento acquisiscono maggiore familiarità con i prodotti fattoriali, prevediamo che emergerà una maggiore separazione tra valutazione e gestione dei fattori, in quanto gli investitori si renderanno conto di poter mantenere il controllo pur esternalizzando l’attuazione della strategia.”

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!

Tag: