Consultinvest: quando i nervi saldi e la coerenza nelle scelte premiano

UN ANNO DI PESSIMISMO – Lo scorso anno di questi tempi,  i commenti e le previsioni sui mercati da parte di numerose case di investimento erano notoriamente orientati al pessimismo sull’equity, sui paesi emergenti,  sui bancari europei e in particolare verso  quelli del nostro paese, spiega una nota di Consultinvest. Le  view negative  aumentavano di giorno in giorno all’aumentare delle perdite di mercato che trovarono i propri minimi nella prima decade di febbraio 2016. Nonostante i rendimenti sul mercato obbligazionario investment grade fossero negativi, l’opinione dominante continuava a sposare tesi deflazionistiche imprimendo un consensus favorevole alla preferenza per la liquidità e per il mondo obbligazionario di ‘qualità’ in senso ampio. I blasonati fondi flessibili con strategie difensive svettavano in cima alle classifiche fornendo stimoli ai risparmiatori per  uscire dalle strategie contrarian ed entrare in quelle conservative e prudenti; in poche parole uscendo dai mercati pressappoco sui minimi di mercato.

COSA E’ CAMBIATO IN UN ANNO – Sono trascorsi circa 12 mesi da quel 12 febbraio del 2016 e vediamo cosa è successo. E’ vero che  l’indice MSCI World in euro non sterilizza la valuta ma, intanto, dai minimi  di febbraio 2016 ha messo a segno un +28,2%; se consideriamo l’indice MSCI Europe, dove ovviamente non c’è l’effetto dollaro, il risultato è ben posizionato su un + 25,39%, per i paesi emergenti la tanto attesa debacle si è trasformata in un + 17,7% in valuta locale e l’Italia, la più chiacchierata sui mercati, ha messo a segno un + 21,66%, prosegue la nota. Purtroppo i risparmiatori che in quei giorni  hanno tirato i remi in barca sui minimi, dirigendosi verso fondi cosiddetti efficienti (sui track record) non solo non hanno beneficiato di tali robuste performance ma in molti casi sono ancora in perdita. Le strategie  di investimento  adottate dalla nostra sgr indubbiamente hanno fatto soffrire un po’ i risparmiatori nei giorni di più forte volatilità ma il tempo ha premiato le nostre scelte, basate sui fondamentali. Abbiamo continuato a mantenere i nervi saldi anche nei momenti di forti draw-down ed anzi, accumulando ulteriori posizioni su settori ritenuti a forte sconto sul mercato come i bancari, i finanziari e le  telecomunicazioni. Non era razionale, a nostro avviso, dirottare i risparmi verso un mondo obbligazionario con rendimenti negativi  e con rischio di rialzo dei tassi; di qui la nostra preferenza generalizzata per le obbligazioni  inflation linked per la componente obbligazionaria di portafoglio, la preferenza semmai per titoli high yield ma soprattutto la convinzione che l’allocazione su alcuni  settori e paesi, come l’Italia (con un rapporto p/bv inferiore a 0,7%!!!) avrebbe premiato  le nostre scelte per il 2016. Cosa aspettarci per il 2017? Sarà oggetto di approfondimento nelle prossime settimane.

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