Carpaneda (M&G): “L’aumento dei tassi non sarà traumatico”

L’aumento dei tassi d’interesse? Sarà graduale e non sarà traumatico. Parola di Nicolò Carpaneda (nella foto)Nicolò Carpaneda, 37 anni, investment director del team sul reddito fisso di M&G. Secondo Carpaneda, la crescita del costo del denaro in Europa e negli Usa non provocherà un ciclo fortemente negativo per il settore obbligazionario, come invece teme qualcuno.

C’è chi pronostica un ciclo ribassista di lungo periodo per i bond, visto che i tassi d’interesse sono ai minimi storici e inevitabilmente ricominceranno a crescere anche in Europa, dopo essere già aumentati un po’ negli Usa. Lei cosa ne pensa?

Mi faccia innanzitutto fare una premessa: credo che le banche centrali, e in particolare la Bce di Mario Draghi, abbiano fatto un ottimo lavoro negli ultimi anni. Detto questo, non vedo all’orizzonte una impennata dei tassi d’interesse in futuro. Partendo dallo zero di oggi, per esempio, potrebbero arrivare attorno al 3% nell’arco di un decennio.

Niente di traumatico, dunque….

Esattamente. Nessuno scenario fortemente negativo.

Eppure, con l’arrivo di Trump al potere c’è chi prevede una svolta netta nella politica economica americana, con forti tagli alle tasse, stimoli ai consumi e magari anche anche un bel po’ di deficit. In questo caso, una stretta monetaria da parte della Federal Reserve potrebbe essere necessaria…

Non dimentichiamoci una cosa importante. Aldilà dei suoi proclami elettorali, Trump deve comunque confrontarsi con il debito pubblico statunitense che, fatta eccezione per gli anni del secondo dopoguerra, oggi è ai massimi storici. La sua politica economica non potrà essere a briglie sciolte

Con questo scenario di fondo, qual è la vostra visione sul mercato obbligazionario?

Manteniamo la duration dei nostri portafogli piuttosto corta ma abbiamo ovviamente diverse valutazioni a seconda dei singoli mercati.

Qualche esempio?

In Europa i rendimenti dei bond indubbiamente sono molto compressi è non è facile trovare valore sul mercato. Lo scenario è un po’ diverso negli Stati Uniti dove i titoli sono invece più generosi. Nel segmento degli high yield, per esempio, il rendimento medio delle obbligazioni statunitensi è attorno ai 6 punti percentuali, contro i tre punti e mezzo circa del Vecchio Continente. Anche nei Tresury Bond americani vediamo più valore che nei governativi europei. Stesso discorso per il credito. I rendimenti delle emissioni corporate d’Oltreoceano sono maggiori che al di qua dell’Atlantico e le valutazioni dei titoli sono ancora attraenti. Inoltre, qualche sorpresa positiva il prossimo anno potrebbe arrivare dalle obbligazioni dei mercati emergenti.

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