L'anno nero del Private Equity

Nei primi sei mesi del 2009 l’attività globale di Buyout è crollata ai minimi degli ultimi 12 anni, registrando una flessione dell’82% rispetto i valori dello scorso anno. In totale le operazioni di Buyouts hanno raccolto 24 miliardi di dollari nei primi sei mesi alla fine di giugno, in calo rispetto i 132 miliardi di dollari raccolti lo scorso anno. I dati, pubblicati da Dealogic, dicono inoltre che il numero di buyouts è sceso del 54% a 524 operazioni.

Secondo lo studio, l’Europa è il paese che più la spese di questa crisi: nel vecchio continente il valore delle operazioni è sceso del 90% a 6,8 miliardi di dollari e un calo del 61% nel numero delle operazioni (179 in totale). Il maggior problema per questo tipo di attività è stata la raccolta di fondi, scesa del 62% rispetto lo stesso periodo dello scorso anno a 136 miliardi di dollari.

L’industria del capitale privato, più di qualunque altro, sta vivendo un vero terremoto.  “Capitali scarsi, ritorni rallentati e incertezza politica, rappresentano l’immediato futuro per il nostro settore. Convivere con queste condizioni richiederà tutto il nostro celebre spirito di partnership. Gli investitori istituzionali dovranno essere sia pazienti sia realistici. D’altro canto, però, i gestori  dovranno adattarsi rapidamente alle richieste di cambiamento da parte degli investitori. Ma più di ogni altra cosa, investitori e gestori dovranno far fronte comune verso qualunque iniziativa politica sconsiderata. Sarebbe troppo facile rompere il modello di private equity basato sull’allineamento, creando normative per modificarne la flessibilità oppure eliminando gli incentivi attraverso il peso fiscale” dice Jeremy Coller, CIO di Coller Capital.

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