Un rapporto difficile

di Giacomo Berdini

Nel corso della mattinata del 10 giugno avrà luogo il convegno istituzionale intitolato “Fondi immobiliari e settore alberghiero: problematiche e prospettive di sviluppo nel mercato italiano”.
L’appuntamento, organizzato da AICA (Associazione Italiana Compagnie Alberghiere) in collaborazione con Ge.Fi. SpA e il comitato scientifico di EIRE, ha l’obiettivo di presentare le tipologie di fondi attivi in Italia in un settore strategico come quello alberghiero, concentrando l’attenzione sulle difficoltà e i rischi di tali investimenti, ritenuti ad elevato livello speculativo, nonché presentando le prospettive di crescita per i prossimi anni.
“L’evento mira a comprendere quelle che sono le relazioni tra gli investitori istituzionali e gli operatori alberghieri”, specifica Marco Zalamena, Partner e Responsabile Hospitality Cushman & Wakefield Hospitality, che rivestirà il ruolo di moderatore.
“Si tratterà di capire quali sono le difficoltà che hanno causato una contrazione degli acquisti di strutture alberghiere da parte dei fondi immobiliari nel corso degli ultimi due anni”, spiega, “nel tentativo di creare uno scenario, non tanto sulle gestioni, ma sui fondi immobiliari che operano e investono in Italia, per capire quali sono i problemi che un fondo incontra nell’investire in questo settore”.
La speranza è quella di raggiungere delle soluzioni affinché i due mondi possano trovare punti di contatto ottimali.
Per questo motivo al convegno sono stati invitati esponenti della gestione alberghiera così come rappresentanti dei grandi fondi immobiliari attivi nella Penisola.
“Un nodo cruciale riguarda proprio la sostenibilità degli investimenti e le forme contrattuali”, rivela Zalamena, richiamandosi alla coerenza che deve esistere tra il rendimento atteso dal fondo e l’utile generato dal gestore dell’albergo. “Tra le soluzioni possibili, oltre alla riduzione dei prezzi degli immobili, ci sono le forme contrattuali alternative a quella d’affitto, non più sufficiente a garantire uno sviluppo del mercato”.
Su questo tema si dimostra molto sensibile anche Claudio Capaccioli, direttore sviluppo e asset management di NH Hoteles.
“C’è sempre stata una disparità tra il valore atteso e quello reale, ed ora con la crisi che ha investito il settore, questo squilibrio si è acuito”, ha affermato.
Capaccioli è infatti convinto che i contratti di affitto non siano adatti al settore alberghiero, poiché “un albergo non è un semplice immobile, è un’azienda. Come un’azienda vive fasi di alti e bassi e non arriva mai ad un livello di stabilizzazione”. I fondi, secondo Capaccioli, “non sono particolarmente strutturati al loro interno per valutare nel dettaglio le operazioni di investimento, necessiterebbero di specialisti in grado di analizzare l’hotel come fosse un’azienda”. Il direttore della catena NH a SOLDI ha spiegato come il contratto di affitto sia particolarmente penalizzante per i piccoli gestori che “nei periodi di crisi rischiano di trovarsi strozzati, con conseguenti danni anche per il fondo immobiliare, in caso di inadempienza”, spiega.
L’articolo completo lo puoi trovare su Soldi,
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