Ennesimo giro di vite

di Paolo Maleo

…ecco che il copione (ormai uguale da oltre due anni) si ripete. E si ripete anche con gli stessi (soliti) slogan: abbasso la speculazione; no allo speculatore; basta con gli hedge fund.
Già la tanto cara caccia alle streghe che spinge molti (se non tutti) i governi a cercare, di fronte ad una crisi globale, un caprio espiatorio facile da colpire, e magari ignoto al grande pubblico, si ripete puntualmente e vede come destinatari prediletti gli hedge fund.
Questa volta l’attacco si è tradotto in un nuovo (l’ennesimo pensano gli operatori) giro di vite con i fondi alternativi.
La cronaca (che nel momento in cui è andato in stampa questo giornale non si era ancora conclusa) vede, martedì 18 maggio, la firma di un accordo tra i ministri dell’Ecofin sulle nuove regole degli Alternative investment fund manager (Aifm), ovvero dei gestori di fondi alternativi. Il che si traduce in un attacco diretto al mondo degli hedge fund, ma anche al private equity, ai prodotti immobiliari e agli strumenti che “speculano” sulle materie prime. Una decisione che, questa volta, non viene da sola ma fa seguito al voto del giorno prima (lunedì 17 maggio) della Commissione affari economici e monetari del Parlamento europeo sulla proposta legislativa della commissione Ue.
Eppure, in questo copione apparentemente perfetto, qualcosa non funziona dal momento che i due testi, quello
dell’Ecofin e quello del Parlamento, non sono uguali. Certo l’obiettivo, alla fine, è sempre lo stesso: colpire le streghe alternative. Ma questa disuguaglianza lascia, all’industria degli hedge (e non solo), che le cose vadano un po’ più per le lunghe. Intanto, al momento della chiusura del mensile, tutti erano in attesa dell’inizio dei negoziati (previsto a fine maggio) tra Stati membri, Europarlamento e Commissione europea per raggiungere una soluzione comune e portare così avanti un progetto di direttiva unico e condiviso.
Non entriamo nel merito del regolamento in via di definizione, ma certo l’ennesimo attacco frontale all’industria degli hedge rischia di frenare ulteriormente la crescita di un settore che, soprattutto in Italia, conosce ormai da tempo un battuta d’arresto.
Battuta d’arresto emersa anche alla fine del mese di aprile quando l’industria ha fatto i conti con un saldo di raccolta negativa pari a 56,54 milioni di euro. Dato che non ha certo contribuito alla crescita del patrimonio totale che alla fine del mese si è attestato a quota 11,18 miliardi. Praticamente allo stesso livello di un anno fa (11,27 miliardi a fine maggio 2009).

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