Esplode la moda della riqualificazione

Tutti pazzi per la riqualificazione. Anche per il 2009 i progetti di riconversione urbanistica e di recupero delle aree dismesse hanno superato quelli di nuova realizzazione: secondo l’ultimo report di Nomisma per Assoimmobiliare, “Italia in Sviluppo”, i primi sono stati pari al 52% sui 497 censiti. I secondi si sono fermati al 47%. Il “sorpasso” è di pochi punti percentuali ma è significativo di un cambiamento importante in atto. Volente o nolente, e per quanto in ritardo rispetto agli altri paesi, anche il mercato immobiliare italiano
dovrà rispondere a una domanda sempre più attenta alle tematiche dell’eco-sostenibilità e della razionalizzazione degli spazi. Pur lentamente, insomma, cresce la consapevolezza che costruire a partire dall’esistente sia meglio che non aggiungere cemento su cemento. Che convertire l’uso di vecchie aree industriali urbane spesso porta alla riqualificazione dell’intero quartiere. E non è solo una questione di buona coscienza: se è vero che i costi relativi ai progetti di riqualificazione (249 milioni di euro l’investimento medio per una superficie fondiaria di 32 ettari) sono di norma più elevati di quelli di nuova costruzione (203 milioni su 60 ettari), il loro valore è più elevato: per via della locazione (si trovano all’interno delle città, a differenza di quelli a nuovo che sono in periferia), dei servizi (parcheggi e risparmio energetico spingono in alto i prezzi), e di una maggiore efficienza (l’utilizzo dello spazio più intelligente comporta una maggiore redditività a parità d’affitto). Il fenomeno, da quanto emerge dall’indagine, è ancora a macchia di leopardo: nelle regioni settentrionali si trova il 70% dei progetti, a fronte del 17% del centro e del 13% del Sud. E le difficoltà – normative, finanziarie, di know how – di certo non mancano. Eppure, sostengono gli operatori del mercato, il trend non potrà che continuare a crescere: «Si tratta di un business tendenzialmente in crescita – spiega il presidente di Assoimmobiliare Gualtiero Tamburini – mentre le attività di nuova costruzione in termini percentuali si stanno riducendo, quella di riqualificazione, ristrutturazione e manutenzione continuano a crescere. E in prospettiva diventeranno dominanti perché le esigenze di carattere ambientale crescono e le normative sono sempre più stringenti».

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