Sono gli anti-volatilità

di Stefano Gaspari

Riguardo agli hedge fund, un errore diffuso, da superare, è quello di considerare questo investimento come sostitutivo di quello in bond, già per sua natura prudenziale con riferimento ad alcune tipologie. In realtà, nei portafogli degli investitori più evoluti, gli hedge fund integrano l’investimento in bond e in equity  per la loro capacità di migliorare l’efficienza. Infatti, in contraddizione con la definizione di speculativi, storicamente la missione degli hedge fund è sostanzialmente quella di proteggere il capitale dai drawdown (più tipici dei mercati azionari).
Un esempio significativo è di ottobre 2008 quando l’Msci World è crollato del 16% mentre i fondi di fondi hedge italiani hanno contenuto questa perdita a un terzo, con il loro -5,5%, inferiore anche a quella dei fondi di fondi hedge esteri (-6,4%). E, come evidenziato dai dati, questa capacità degli hedge si è confermata  in ogni momento di shock di mercato.
Tuttavia, nonostante la loro focalizzazione sulla protezione, ancora più evidente con l’utilizzo dello strumento fondo di fondi (FdF), i gestori hedge non rinunciano a partecipare alle fasi di rialzo dei mercati, mostrando la capacità di recuperare le perdite prima e meglio delle altre asset class.
I dati mostrano tempi di recupero dalla massima perdita cumulata durante la recente crisi finanziaria decisamente migliori per i fondi di fondi hedge italiani, rispetto a quelli del mercato equity che, considerando ad esempio l’estremo di quello europeo, deve ancora recuperare il 66,1%, a fronte del 13% mancante al pieno recupero dei FdF hedge italiani e al totale recupero dei fondi hedge internazionali.
Un’ulteriore conferma sulla capacità di recupero degli hedge si evidenzia anche nel confronto tra fondi di fondi italiani e azioni europee.
Infatti, assumendo un rendimento mensile dell’1,02% per il mercato azionario europeo (registrato da gennaio 2009 a settembre 2010), quest’ultimo potrà recuperare la perdita cumulata nella crisi solo nel dicembre 2014, mentre i FdF italiani, anche limitando pessimisticamente la previsione ad un rendimento medio mensile dello 0,38% (cioè quello registrato nello stesso periodo da gennaio 2009 a settembre 2010), si stima che l’Indice MH-Eurizon FdF Indice Generale potrà recuperare pienamente la perdita circa un anno e mezzo prima, cioè a luglio 2013.
Altra caratteristica legata alla missione degli hedge fund e riconosciuta principalmente ai FdF è la capacità di assicurare agli investitori un basso livello di volatilità.
Da questo punto di vista, mettendo a confronto la volatilità degli hedge con quella dei mercati equity, rileviamo che da gennaio 2002 a settembre 2010 i fondi di fondi hedge italiani (in base al MH-Eurizon FdF Indice Generale) hanno saputo conseguire una performance pari a +18,06% con un livello decisamente basso di volatilità (4,31%), a fronte del
-36,55% dell’indice Ftse Mib, con una volatilità del 20,56%, ed al -15,93% dell’indice Dj EuroStoxx in euro con una volatilità del 19,66%.
Questo livello di volatilità contenuto è ancora più evidente se analizziamo i rendimenti ytd del 2010. Infatti, mentre il rendimento da inizio anno dell’industria italiana dei fondi di fondi hedge, pur contenuto a +0,59% in base al MH-Eurizon FdF Indice Generale (al netto di fee e di fiscalità), è stato realizzato con una volatilità negli ultimi 12 mesi del 3,21%, nello stesso periodo il mercato azionario italiano ha registrato una perdita pari a -11,80% (al lordo di fee e fiscalità) in base al Ftse Mib con una volatilità negli ultimi 12 mesi decisamente superiore pari al 21,75% e quello europeo ha riportato un calo pari a
-3,75% (al lordo di fee e fiscalità) secondo il Dj EuroStoxx in euro con una volatilità negli ultimi 12 mesi del 17,67%.

A fronte di questi dati, si comprende come gli investitori elettivi degli hedge fund siano quelli con orizzonti di investimento di lungo periodo, poco o nulla influenzati dall’andamento dei mercati in fasi particolari, poiché guardano agli hedge fund essenzialmente per la loro capacità di migliorare il profilo di rischio-rendimento dei loro portafogli e la loro capacità di protezione.
Sulla base di queste considerazioni, abbiamo confrontato un portafoglio modello senza hedge fund e composto da 60% equity, 40% bond, con uno che al contrario è composto da 50% equity, 40% bond, 10% fdf hedge italiani, e abbiamo calcolato la downside risk protection dal 2002 ad oggi. E l’impatto è decisamente positivo. Infatti il portafoglio con la componente fondi di fondi hedge italiani ha reso quasi il 20% in più nei mesi negativi dal 2002 ad oggi, che corrisponde a un rendimento medio annuo superiore del 2,1% rispetto al portafoglio senza i fdf hedge. Dunque anche se in alcuni momenti i FdF hedge hanno deluso le aspettative degli investitori queste soluzioni hanno il pregio di non aver causato colpi alle coronarie degli investitori, per la maggior parte dei prodotti, senza contare che le performance rappresentate dagli indici nascondono una grande dispersione.
Con questi presupposti, la crescita esponenziale della raccolta netta registrata dagli hedge fund, in tutto il mondo e anche in Italia, è stata un’espressione da un lato dell’ingresso nell’asset class di un gran numero di investitori non elettivi, non adeguatamente indirizzati, ed erroneamente attratti dalla possibilità di conseguire rendimenti a breve; al tempo stesso, ha evidenziato l’ingresso opportunistico nell’industria di gestori non adeguatamente preparati e principalmente attratti dalla possibilità di aggiungere una nuova fonte di raccolta.
Per queste ragioni, il ridimensionamento dell’industria degli hedge dopo la crisi del 2008, che ha espulso i gestori meno capaci e gli investitori meno adatti, viene vissuto come estremamente salutare dai gestori più professionali.
Tali gestori, tuttavia, hanno doverosamente colto le nuove esigenze degli investitori, ed hanno quindi impegnato la loro expertise per ampliare la gamma delle soluzioni a disposizione degli investitori.
E’ nato così un ampio ventaglio di nuove tipologie di prodotti che consentono di accedere alle strategie alternative, nel cui ambito gli investitori e i loro intermediari possono scegliere la soluzione più adatta alle specifiche caratteristiche/esigenze.

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