Assogestioni, cresce il patrimonio dei fondi immobiliari

Nelle tre giornate del Salone del Risparmio arriva la più recente fotografia scattata da Assogestioni sui fondi immobiliari. Il rapporto aggiorna quello presentato a ottobre e riassume dati e numeri relativi al secondo semestre del 2011. Lo studio, per il settimo anno consecutivo, nasce dalla collaborazione con Ipd, operatore specializzato nell’analisi delle prestazioni per i proprietari, gli investitori, i gestori e gli occupanti di immobili.

“Il campione analizzato nel semestre”, spiega Teresa Lapolla di Assogestioni, “comprende 23 società, una in meno rispetto alla precedente rivelazione perché intanto, nel semestre, abbiamo assistito a un’operazione di fusione”. Delle 23 società, 19 istituiscono soltanto fondi chiusi, mentre le altre propongono anche fondi aperti. Dell’intero gruppo, 10 aziende hanno solamente fondi riservati, due esclusivamente fondi retail, tutte le altre hanno invece sia gli uni che gli altri. “Il numero dei fondi è aumentato di molto”, fa notare la Lapolla, “da 163 a 179 unità”. Si conferma la predominanza dei fondi riservati: alla fine del 2011, l’87% dell’offerta era ancora costituita dai riservati, mentre soltanto il 13% era rappresentata dai prodotti retail, per i quali vige l’obbligo della quotazione in Borsa.

Volume delle attività a oltre 41,4 miliardi, con un +4,5% rispetto al semestre precedente. Patrimonio complessivo a 25,8 miliardi. Quanto all’utilizzo della leva, riporta la Lapolla: “Negli ultimi periodi abbiamo visto che il numero dei fondi che hanno fatto ricorso alla leva è andato diminuendo. Il ricorso appare diverso a seconda della tipologia del fondo, retail o riservato. Da circa tre semestri il livello è stabile, con una contrazione lieve negli ultimi due”.

Per quanto riguarda, poi, la composizione delle attività, il rapporto evidenzia una concentrazione a favore degli immobili: li preferiscono 171 fondi su 179. Le partecipazioni sono un fenomeno più retail (4,6%) che istituzionale (1,2%). Il 54% degli investimenti si dirige verso gli immobili a uso uffici, mentre le attività commerciali pesano per il 17%. Il 7% delle risorse confluisce nel comparto residenziale. A livello geografico, infine, domina la graduatoria delle preferenze il nord ovest (46%), seguito dal centro (35%). “Rispetto a cinque anni fa”, segnala la Lapolla, “la variazione più importante riguarda appunto il peso del nord ovest, passato dal 41% al 46%”. Ancora poco significativi gli immobili esteri (1,6%).

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