Fondi immobiliari, la dismissione pubblica avanza

Il presidente del Consiglio Mario Monti lo ha annunciato mercoledì 13 giugno: “Non solo non escludiamo la cessione di quote dell’attivo del settore pubblico, ma la stiamo preparando come già annunciato”. E c’era da aspettarselo, dal momento che il programma di valorizzazione del patrimonio pubblico è ribadito nell’articolo 27 del decreto salva Italia. “Abbiamo predisposto dei veicoli, fondi immobiliari e mobiliari, attraverso i quali convogliare, in vista di cessioni, attività mobiliari e immobiliari del settore pubblico, prevalentemente a livello regionale e comunale”.

Quale forma prenderanno, questi veicoli? Secondo quanto riportano alcuni quotidiani, saranno tre fondi comuni pubblici, due immobiliari e uno mobiliare, con una dotazione complessiva di tre miliardi e mezzo di euro. Il primo gestito direttamente dalla Cassa depositi e prestiti e con risorse iniziali per un miliardo di euro. Acquisirà da Regioni ed enti locali i beni immobili che questi possiedono e che vanno ristrutturati ed eventualmente modificati nella destinazione d’uso.

Il secondo lo gestirà l’Agenzia del demanio. Il terzo e ultimo è un fondo comune mobiliare e, come tale, comprerà azioni. La sua missione sarà facilitare la dismissione delle aziende controllate dai Comuni che svolgono servizi pubblici locali. Stando a quanto prevede la normativa oggi vigente, i Comuni fino a 30mila abitanti devono cedere tutte le partecipazioni entro il 31 dicembre 2013, mentre quelli tra 30mila e 50mila abitanti possono tenerne una soltanto. Gli altri dovranno comunque calare sotto la quota di controllo. Essenziale, in tutto questo, sarà il ruolo della Cassa depositi e prestiti e del suo Fondo strategico italiano, che avrà voce in capitolo sugli “articoli” da rilevare.

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