Fondi hedge – il Milan va in leva con David Beckam

Uno utilizza solo l’interno del piede destro, l’altro solo l’esterno della stessa anteriore estremità. Particolarità che, oltre a distinguerli come una razza aliena dal resto del mondo di quelli che giocano al football (futébol), li accomuna nell’essenza, diremmo quasi la loro “quidditas”: il fatto che sono i due più stratosferici bidoni planati nell’anno 2008 sul mondo del calcio (balùn) meneghino.

Preferenze di lato tomaia a parte, qualche differenza ulteriore David Beckham e Ricardo Quaresma ce l’hanno. Per quanto Ricardino (tomaia esterna nerazzurra) stia facendo netti progressi almeno nell’abuso di gel inquinante (l’avranno minacciato di Ecopass ogni volta che transita da San Siro), resta semplicemente un bidone con prezzo in caduta libera, uno che al top della carriera faceva la riserva di Cristiano Ronaldo. Beckham è diverso. Quantomeno perché per sostituire lui il Manchester United ha dovuto comprare proprio Ronaldo. E da quando non è più al Real, da Madrid fanno un pressing asfissiante per avere a loro volta il Cristiano.

(nella foto Beckam a Milano con la moglie Victoria)

Beckham insostituibile è uno dei misteri buffi del calcio globale. Almeno se si guarda, invece delle pubblicità, la carriera di questo bel ragazzone, ora un po’ frusto, che fu icona blairista: Becks era il testimonial perfetto che nella Cool Britannia, anche a non sapere fare un tubo, si poteva diventare miliardari. Bastava vestirsi posh e dire che l’Old Labour faceva schifo. Nell’anno d’oro dei Red Devils, il 1999 in cui fecero “treble”, campionato-coppa-Champions League, lui giunse secondo (secondo) al Pallone d’oro. E resta il maggior riconoscimento ottenuto. E comunque, 1999 significa un decennio calcistico fa: per dire, nel Milan giocava Oliver Bierhoff, uno che ai capelli si è dedicato dopo. E comunque nel Manchester ha smesso di giocarci nel 2003 (per dire, Prodi era presidente dell’Unione europea). Con l’Inghilterra ha giocato cento partite, un record. Ma negli ultimi lustri i Leoni hanno collezionato solo figuracce. E’ vero che Pelè l’ha infilato nei cento migliori calciatori di sempre. Ma Pelè era O’Rey sul campo, da quando sta dietro a una scrivania della diplomazia pallonara è più sciapo di Franco Frattini. A Madrid, quando è arrivato don Fabio Capello l’ha messo prontamente in panchina. Era il 2006, da allora calcisticamente è in stato vegetativo. Ma il vero mistero Beckham è un altro. E qui si vede la vera differenza. Lui non è un bidone: è una specie di hedge fund pallonaro. Un prodotto finanziario tossico nascosto nello spogliatoio.

Bastano due conti. Nel 2007 ha guadagnato 25 milioni di sterline in contratti pubblicitari e solo sei per ingaggi sportivi. Coi tempi che corrono, come fanno gli sponsor a recuperare l’investimento da uno che a calcio ci gioca, sì e no, in California? Non resta che girarselo, un po’ a me un po’ a te, e farlo vedere in giro con tutti i marchi esposti. E’ come il mercato dei derivati; lo devi spalmare. Beckham non è più un calciatore, lo si affitta come una location per valorizzare il resto. Tanto che girava voce che lo volessero piazzare in un nuovo lussuoso hotel a Villapizzone. Se non siete di Milano, che ve lo spieghiamo a fare dov’è? Basta dire che neanche con tre Expo della Moratti riuscirebbe a diventare un posto glam. L’unico dubbio è: ma se avevano bisogno di movimentare la pubblicità, non è che il Milan faceva prima ad affittare Cesare Cadeo?

di Maurizio Crippa

Il Foglio.it

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!