Sterlina, altra ondata ribassista

Continua la fase di incertezza sui mercati anche se a dire il vero , rispetto a qualche tempo fa, si nota una volatilità in fase di restringimento. Soprattutto sul mercato dei cambi notiamo una fase di trading range sul cambio principale, l’Eurusd, tale da frenare anche i cross e i cambi derivati, anch’essi fermi in attesa di un qualche evento scatenante. A dire il vero l’unico cambio che ancora si muove è la sterlina, che però dipende dalla disperazione tutta inglese, manifestata perfettamente dall’Inflation Report presentato dal Governatore della Boe ieri. Nonostante gli ultimi dati evidenzino un qualche miglioramento, che ieri aveva fatto sperare in un recupero della moneta britannica, la pubblicazione del report sull’inflazione e soprattutto il pessimismo del governatore, hanno immediatamente causato la caduta della sterlina in area 1.4350, dopo che meno di due sedute fa si navigava ancora in area 1.4900, mentre contro Euro si è passati da un livello di 0.8630 a 0.9000 nel giro di 24-48 ore.
King ha affermato che le misure straordinarie adottate non stanno producendo gli effetti desiderati, e l’inflazione sarà dello 0.5% annuo entro due anni, fatto che potrebbe causare ulteriori tagli di tassi nel prossimo futuro. Ma questa, orma si sa, è la tendenza di quasi tutte le Banche Centrali, ad eccezion fatta della Bce che però taglierà ancora i tassi nel prossimo meeting di marzo portandoli probabilmente all’1.5%.
Si deve attendere quello che potrà essere definito come una delle ultime riduzioni prima di azzardare eventualmente un recupero della moneta unica, anche se più di qualche Euroscettico, checché ne dica Almunia, è convinto che i problemi legati ai deficit dei cosiddetti PIIGS (ovvero Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) potranno avere influenze significative sulla moneta unica nel medio termine.
Tra le Banche Centrali segnaliamo il taglio di 100 basis point della Banca Centrale svedese che ha portato i tassi all’1%, in linea con i tassi inglesi, mentre non si devono escludere ulteriori riduzioni anche in Australia e Nuova Zelanda. In sostanza, siamo in una fase interlocutoria, in cui gli investitori ancora non azzardano ad investire e a rischiare, ma stanno alla finestra in attesa di un  evento scatenante.

Sul cable si può ipotizzare un altro tentativo di ribasso verso 1.4000 anche se non si deve escludere la fine del movimento ribassista di medio termine una volta che questo ribasso di breve si sarà esaurito. 1.40 potrebbe essere il target, mentre nel breve periodo si cercano sempre configurazioni per entrare in acquisto di dollari e vendita di valuta britannica.
Stessa cosa vale per l’EurChf che rimane in trend ribassista al di sotto di 1.5000 che per la Snb rimane una soglia di estremo interesse e preoccupazione.

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