Si è tenuto la scorsa settimana il workshop invernale di Julius Baer, che ha fatto il punto sullo stato della crisi e le prospettive per gli investitori. Tra i relatori erano presenti David Kohl, vice direttore dell’analisi economica, Stefan Angele, responsabile dell’asset management per l’Europa ed Enzo Puntillo, a capo dell’area fixed income dei mercati emergenti.
Il primo punto sottolineato dalla banca svizzera è la diversità della crisi attuale, rispetto a quelle avvenute in passato. La crisi finanziaria corrente, sebbene sia stata paragonata alla Grande Depressione del 1929 o alla crisi giapponese degli anni novanta, è avvenuta all’interno di un sistema economico e monetario flessibile, che ha permesso alle banche centrali politiche più reattive rispetto al passato, che già nella seconda metà del 2009 dovrebbero portare effetti positivi sull’economia reale, per questo non è corretto eseguire stime sulla base delle esperienze pregresse.
Il crollo dei mercati finanziari è stato causato, a metà del 2006 dall’arretramento dei prezzi del mercato immobiliare statunitense, a luglio 2007 dallo scoppio dei mutui subprime, ed infine dal fallimento di Lehman Brothers, ma la crisi ha avuto un’origine più ampia e profonda, a seguito dell’uso indiscriminato dei derivati, degli squilibri globali delle partite correnti e della crescita dei prezzi energetici; la risoluzione già in atto di questi due ultimi fattori dovrebbe favorire la ripresa, tuttavia il processo di deleveraging, teso a ridurre il livello di indebitamento, peserà fino a oltre il 2009.
(Grafico fonte Julius Baer)
Per l’anno in corso Julius Baer prevede, per i mercati finanziari, uno scenario di crescita e inflazione moderata, rifiutando scenari di stagflazione (inflazione con crescita zero) e depressione.
L’azionario rimane comunque sottopesato, spaventano infatti la forte volatilità ed il calo degli utili societari.
In questa fase la banca svizzera consiglia di privilegiare i titoli maggiormente difensivi, quali utilities, consumi primari, telecomunicazioni, energetici e farmaceutici, mentre le aree geografiche sovrappesate sono Stati Uniti, Svizzera, America Latina, e paesi emergenti asiatici, a discapito dell’area euro.
Con riferimento all’obbligazionario, si consigliano le emissioni governative a lunga scadenza, in quanto i tassi non sono previsti in rialzo nel corso del 2009, mentre per i corporate l’istituto privilegia titoli con rating elevato, in particolare le obbligazioni bancarie, con garanzie statali, e quelle dei settori non ciclici come il farmaceutico, l’alimentare e le utilities. Inoltre, la graduale normalizzazione dei mercati finanziari dovrebbe favorire le obbligazioni convertibili, in passato oggetto di vendite forzate da parte degli hedge fund.
I mercati obbligazionari dei paesi emergenti sono visti ancora con forte incertezza e volatilità, per questo Julius Baer suggerisce l’adozione di strategie market neutral; in quest’ottica si privilegiano, fra le emissioni in valuta forte, posizioni corte nelle nazioni con un alto livello di indebitamento ed un buon grado di apertura economica.