Il G7 crea scompiglio!

Comincia una nuova settimana, e comincia all’insegna delle sorprese sul mercato dei cambi.
La ragione, facile intuirlo, è legata al G7 di Roma del week end in cui i sette grandi si sono incontrati per discutere dei mercati e per eventualmente rilasciare qualche comunicato a sorpresa.
Nulla di tutto ciò, anzi ! Si è parlato della necessità di evitare manovre protezionistiche con affermazioni generiche del tipo “ il protezionismo è negativo”, alla luce di quanto emerse nel dopo 1929, con un aumento delle manovre a difesa delle industrie nazionali a scapito del commercio.
Mentre il G7 era in corso nella notte però, il Congresso degli Stati Uniti ha approvato il piano anticrisi da 787 miliardi di dollari dell’Amministrazione Obama che contiene decine di miliardi di investimenti in opere pubbliche, investimenti vincolati però all’acquisto di beni e materie prime – come l’acciaio – prodotti negli Stati Uniti, sintetizzato nello slogan ‘buy American’.
Un bell’inizio, non c’e’ che dire. Gli operatori del mercato dei cambi si attendevano poi qualche dichiarazioni contro le manipolazioni dei tassi di cambio, contro la debolezza dello Yuan, oppure a sostegno di una sterlina sempre debole o per uno Jpy in rallentamento, ed invece, come al solito, nulla di tutto questo se non un copia e incolla delle precedenti dichiarazioni a favore di una maggiore flessibilità valutaria e contro eccessivi e disordinati movimenti dei tassi di cambio.
La clausola “buy american” non è la sola a preoccupare il G7. Le misure di sostegno all’industria dell’auto in Francia e Italia hanno sollevato preoccupazioni, come pure le campagne anti-italiani in Gran Bretagna per assicurare il lavoro ai cittadini inglesi. Sul “buy American” Geithner, alla sua prima uscita internazionale, apprezzato dai colleghi per i toni distesi e concilianti, ha voluto assicurare che lo stesso Barack Obama ha ben presenti le preoccupazioni internazionali. Il comunicato G7 aggiunge che stabilizzare economia e mercati finanziari è essenziale e che tutti devono collaborare utilizzando ogni mezzo di politica economica per assicurare il massimo effetto.

In ogni caso gli effetti sui principali tassi di cambio sono stati violenti con lo stesso Eurusd che nel breve ha aperto in gap ribassista (fatto raro sul mercato valutario) dalla chiusura di 1.2900 ad una apertura circa 100 punti al di sotto di tale soglia.

Logico pensare che la ragione di tale movimento è l’aumento dell’avversione generale al rischio proprio per le dichiarazioni del G7 e per la paura che i mercati debbano ancora vedere ribassi.
L’euro inoltre paga i pessimi dati sul Pil del quarto trimestre , in rallentamento dell’1.5%. Ma c’è di più, nel senso che comincia ad affiorare un timore verso l’Europa come struttura, e qualcuno comincia a pensare che qualche membro dell’Unione potrebbe rischiare di uscire dal sistema.

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