Si avvicina il culmine della crisi?

Abbiamo assistito ad un rafforzamento del dollaro contro la moneta unica europea nella giornata di venerdì, fatto che conferma la correlazione che vede il biglietto verde recuperare terreno sulla scia delle borse che perdono punti. Lo S&P 500, con l’ultima chiusura a -2.4% ha quasi raggiunto i livelli del 1996, quando l’allora presidente della Fed Greenspan utilizzò le famose parole “irrational exuberance” per descrivere i livelli toccati dai mercati equity dell’epoca. Sul fronte dei dati macroeconomici il fatto sicuramente più degno di nota è stata la revisione del GDP del quarto trimestre 2008, che è passata ad un livello di -6.2% annuo, dal dato rilasciato in precedenza che mostrava un preoccupante, ma non ancora catastrofico -3.8% (consensus di mercato -5.4%). L’indice di fiducia dell’Università del Michigan è cresciuto dal precedente 56.2 a 56.3, mentre il Chicago PMI relativo al mese di febbraio ha mostrato un lieve miglioramento, passando dal 33.3 fatto registrare a gennaio all’attuale 34.2. Il focus di questa settimana saranno senza dubbio i non farm payrolls: chiaramente le aspettative di mercato sono pessimistiche, mediamente ci aggiriamo intorno ad una stima che vede ulteriori 650 mila posti di lavoro bruciati in America. Forse è superfluo ricordare che il movimento assunto da questo indicatore di salute del mercato di lavoro a stelle e strisce risulta avere la peggior traiettoria mai vista, peggiore anche di quelle avvenute nel 1990 e nel 2001. La stabilità del Chicago PMI, sta facendo salire la speranza di poter vedere un buon indice ISM manifatturiero.
Cercando di trarre spunti operativi per il cambio più seguito dal mercato, l’EurUsd, non possiamo non notare come questo si trovi vicino ad un livello piuttosto importante: il precedente minimo relativo del 17 febbraio scorso a 1.2508 deve infatti essere preso in considerazione come livello di resistenza ad un’ulteriore rafforzamento del dollaro. Se la tendenza primaria, iniziata a metà dicembre da 1.4720 invece dovesse continuare oltrepassandolo non vi è che da porre attenzione al supporto di 1.2330.

Analizziamo in primo luogo il UsdJpy. Dopo aver incontrato una zona di resistenza attorno a 95,00 c’è voluto una irruenta rottura a rialzo per ribaltare le sorti di questo cross. Ora cerchiamo un consolidamento sopra 97,00, che aumenterebbe la nostra fiducia nel rialzo dello UsdJpy. A breve, comunque, sembra che lo Jpy voglia avere una piccola rivincita e riprendersi un po’ di terreno: uno storno verso 96,50 prima di un ulteriore rialzo sembra possibile.
Il Cable invece non sembra reattivo quanto il UsdJpy. Il range (Seppure esteso) da cui il Cable deve uscire va da 1,4100 a 1,4360 e quindi su base daily finché non c’è una rottura al di fuori di questo range, lo scenario di base non cambia. I livelli a breve, invece, sono 1,4180 verso il basso e 1,4260 verso l’alto, anche se sembrano esserci più supporti attorno a 1,4200-1,4220 che dovrebbero fare da cuscinetto alla discesa del Cable.

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