L'Oracolo – Ma dove è finita la crisi?

Oggi nessuna notizia da dare. Solo una piccola riflessione. In questo ultimo anno si è sentito di tutto. Le banche sono salite alla ribalta denunciando perdite di massa gestita, necessità di riorganizzazione operativa, tagli al personale e quant’altro. Le si è viste crollare in borsa, mentre chiedevano di ricevere aiuto da parte dello stato. Intesa ha perso oltre 33 miliardi di Euro di massa gestita (da febbraio 2008 a febbraio 2009, fonte Assogestioni) e Unicredit ha visto scendere il valore delle proprie azioni ai minimi storici. Bene. A rigor di logica (una logica che utilizzerebbe un non italiano, anzi una persona non a conoscenza del contesto italiano), pur coscienti dell’eterogeneita delle componenti che vanno a incidere sul reddito netto di una banca (specie all’interno del contesto nostrano, dove gli intermediari bancari sono sempre più factotum finanziari), si è portati a pensare che i risultati operativi siano negativi o, perlomeno, prossimi allo zero. Col cavolo.

Dopo i 4 miliardi di Unicredit ecco arrivare Intesa Sanpaolo, con un risultato pressoché sulla stessa linea: nel 2008 siamo a quota 2,553 miliardi di Euro. O si può pensare al gruppo Generali, che ha segnato nel 2008 un utile netto di 861 milioni di Euro. Saranno pure in calo e quant’altro, ma si parla comunque di un bel po’ di soldi. Ma se in un periodo di tale difficoltà economica, i risultati sono comunque positivi, quanti margini di guadagno esistono per le imprese bancarie? Evidentemente svariati. Non si vuole ora prendersela con nessuno. E’ senz’altro un bene non vedere soffrire i cardini del risparmio italiano; inoltre il conseguente risultato in termini di fiducia si è fatto notare eccome (basti pensare alle reazioni in borsa ai comunicati Unicredit e Intesa). Però una cosa la si può chiedere: che si parli un po’ di meno di crisi. Anche se si sa, i pretesti fanno sempre comodo.

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