Settimana calda sul fronte valutario!

Inizia oggi una settimana cruciale sia sul fronte delle politiche economiche sia su quello macroeconomico, con la pubblicazione di importanti dati. In settimana infatti verrà presentato il piano Americano cosiddetto “salva banche”, che prevede l’acquisto dei titoli tossici e dei prestiti inesigibili fino ad un massimo di mille miliardi di dollari. C’e molta tensione politica in queste ore negli States, da un lato i democratici sono convinti che il piano, che prevede anche la partecipazioni dei privati all’acquisto di questi titoli, porterà all’uscita dalla crisi entro la fine del 2009, con segnali di ripresa possibili già in autunno, mentre i repubblicani sono convinti che il deficit pubblico esploderà portando il paese alla bancarotta.
Certamente Tim Geithner si gioca già una buona fetta di credibilità dopo lo scandalo dei bonus Aig, in cui in molti hanno chiesto le sue dimissioni, ed è per questo che anche ieri Obama ha espresso pieno appoggio al Segretario al Tesoro.
Sul fronte dati, sono da segnalare tutta una serie di numeri importanti, a partire da oggi, con la vendita di case esistenti Usa oggi e quella di nuova case il prossimo mercoledì. Sempre mercoledì in uscita gli ordini di beni durevoli, mentre giovedì sarà la volta della revisione finale del Pil Usa del quarto trimestre 2008. Infine venerdì spese e redditi personali saranno al centro della nostra attenzione. In mezzo a questi dati non dobbiamo sottovalutare gli interventi dei vari responsabili della Fed, che questa settimana si succederanno una via l’altro, oltre alla testimonianza alla Camera di Bernanke e dello stesso Geithner.
Di fronte a tutti questi segnali provenienti dagli States, di sostegno agli Istituti Finanziari coinvolti, oltre che al tentativo di diffondere fiducia, da questa parte dell’Oceano invece regna il più assoluto silenzio. Non si sa per quale ragione ma certamente si ha l’impressione che una parte della Bce voglia mantenere lo status quo mentre un’altra preferirebbe una manovra analoga a quella Usa, ovvero l’inizio di una fase di Quantitative easing che potrebbe inizialmente portare i tassi a zero per poi adottare misure straordinarie di immissione di liquidità nel sistema, nel tentativo di combattere la deflazione. Non si deve dimenticare il problema legato agli ex paesi dell’Est Europa, con la Francia che ha chiesto di raddoppiare i fondi di emergenza (da 25 miliardi a 50 miliardi di Euro), mentre la Germania appare restìa ad aiutare tutti allo stesso modo, preferendo una serie di sostegni mirati e caso per caso. Una serie di incertezze che per ora non hanno minato la risalita dell’Euro che dopo la correzione a cui abbiamo assistito venerdì scorso, sembra nuovamente pronto ad attaccare le resistenze cruciali, poste in area 1.3800 e 1.3845.

Il quadro tecnico infatti sembra poter portare al test delle resistenze date dai minimi precedenti significativi, posti nell’area sopraccitata, con possibilità di correzioni significative una volta toccati questi livelli.
Il trend di fondo sembra cambiato, ma certamente la velocità di indebolimento del dollaro pare troppo elevata.

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