Perché la Lega ci farà buttare 400 milioni

Così se ne andranno in fumo circa 400 milioni di euro. Ha vinto la Lega e il referendum sulla legge elettorale non verrà abbinato alle elezioni amministrative-europee del 6 e 7 giugno, ma si voterà, con ogni probabilità, il 21 giugno, giorno degli eventuali ballottaggi in quelle province o in quei comuni in cui non ci sia un candidato che abbia superato nel precedente turno il 50% dei voti.

Secondo gli economisti del sito www.lavoce.info, guidati da Tito Boeri, il costo del mancato abbinamento del referendum alle europee sarà di circa 400 milioni di euro di cui 195 milioni per la macchina elettorale e circa 200 milioni di spese indirette. In questo momento, con il governo alla disperata ricerca di fondi per rimediare ai guasti del terremoto abruzzese, le bizze della Lega costeranno francamente troppo, anche perché si parla di una nuova possibile tassa pro-terremotati sui redditi superiori ai 120 mila euro.

Ma perché la Lega ha puntato i piedi così forte in fondo su una data?
Semplice. Perché alle europee parteciperà circa l’80% degli elettori che verosimilmente accetterebbero anche la scheda referendaria garantendo così il raggiungimento del quorum. In quel caso si dovrebbero poi contare i voti ma intanto verrebbe garantita la validità del referendum, mentre la prima mossa che si usa per farlo fallire è quello di non raggiungere il quorum degli elettori pari al 50% del corpo elettorale.

Inoltre, se passasse il referendum ne andrebbe della sopravvivenza della Lega. Infatti, uno dei tre quesiti, probabilmente il più importante, se approvato taglierebbe una serie di frasette e commi alla legge che istituisce il sistema elettorale bipolare facendolo di fatto diventare bipartitico.

In sostanza il premio di maggioranza che oggi va alla coalizione che vince le elezioni e che consente di governare, andrebbe in caso di vittoria del referendum, al partito che vince le elezioni, ergo o il Pdl o il Pd che a quel punto, anche con il 40% potrebbero allegramente governare il paese da soli. Rendendo quindi la presenza degli altri partiti (e nel caso specifico della lega) praticamente inesistente, mentre oggi gli uomini di Bossi hanno un fortissimo potere di interdizione proprio grazie al sistema di alleanze.

E quanto sia forte lo dimostra proprio l’essere riusciti a non far celebrare il referendum nell’unica data che avrebbe garantito il raggiungimento del quorum. In questo modo, invece, il 21 giugno si tornerà  a votare solo per i ballottaggi (anche se i seggi referendari verranno allestiti in tutta Italia) e quindi la gran parte degli elettori dovrà decidere se andare a votare o meno solo per il referendum. E a quel punto, il 21 di giugno, con la spiaggia alle porte, crisi o non crisi…. addio quorum.

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