Carte di credito, la bolla continua a montare

Un buon indicatore per monitorare il settore della carte è rappresentato da American Express, gigante conosciuto in tutto il mondo per le sue carte oro, black, platinum ecc.

Il titolo è passato dai massimi a 35 dollari fino a 10 dollari per azione, per poi riprendere l’area intorno ai 25 dollari sugli entusiasmi delle ultime settimane. Per questo molti analisti ora consigliano di vendere l’azione allo scoperto.

La considerazione è molto semplice, milioni di americani hanno difficoltà a pagare il mutuo della casa figurarsi i conti della carta di credito, con cui magari sono stati comprati oggetti inutili come televisori al plasma, jacuzzi, cyclette. Se aggiungiamo un tasso di disoccupazione dell’8,9% il futuro per gli emittenti di carte di credito non sembra tanto roseo.

Gli esperti dicono che presto milioni di carte saranno considerate ‘distressed’ lasciando così un bel buco nei conti della varie American Express, Mastercard e Citigroup (uno dei più grandi emittenti di bond con sottostante il debito delle carte di credito). Ulteriori conferme arrivano dagli stress test della scorsa settimana che spiegano come nel famoso “worst scenario” le banche statunitensi entro il 2010 registreranno circa 82,4 miliardi di dollari di perdite derivanti da carte di credito.
Sull’argomento è intervenuto anche Barack Obama. Il presidente si è detto seccato per l’atteggiamento aggressivo con cui le società emittenti hanno macinato utili in questi anni, soprattutto spremendo i clienti con tassi di interessi abnormi.

Negli ultimi dieci anni il debito emesso con le carte di credito è infatti salito del 25% mentre il tasso di delinquency è aumentato di un terzo dal 2006. Secondo la Casa Bianca ogni anno vengono sborsati dai clienti circa 15 miliardi di dollari in penali per il ritardo nei pagamenti, cifra che ormai conta per quasi il 10% dei ricavi dell’industria. Circa un quinto di coloro che utilizzano carte di credito spende circa il 20% di interessi.

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