Ancora in calo l'industria italiana

Dalle ultime stime Istat, emerge il dato sconcertante, ma che non sorprende, sul fatturato e gli ordinativi dell’industria italiana a marzo. In tal periodo, infatti, si è registrato un calo tendenziale dello 0,8% del fatturato rispetto a febbraio (meno peggio, comunque, di quello di febbraio stesso del -23,9%) e del 22,6% rispetto a marzo del 2008 (il -9,9% t/t nel primo trimestre 2009), in base all’indice corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 22 contri i 20 di marzo 2008). Prosegue dunque il trend negativo, anche se si registra un lieve rallentamento del calo del fatturato rispetto al mese di febbraio, quando era diminuito del 23,9% su base annua. Su base mensile, il fatturato è diminuito dell’1,3% sul mercato interno ed è aumentato dello 0,1% su quello estero.L’indice grezzo segna invece una flessione tendenziale del 17,5%. Per quanto riguarda gli ordinativi, la diminuzione è stata del 26% ad un anno e del 2,7% mensile.

Considerando, poi, l’industria automobilistica, i dati Istat confermano una diminuzione tendenziale del 27,9% (indice grezzo -30%). Ancora una volta tale industria si conferma uno dei settori più colpiti: nel mercato nazionale il calo è stato del 19,9%, mentre, per quello estero, il calo è stato più marcato, pari al 36,5%. Gli ordinativi, invece, sono calati del 19%: sul mercato domestico il calo è stato del 22,1%, mentre su quello estero del 38%. Solo il comparto metallurgico ha fatto peggio, con un calo tendenziale del fatturato pari al 36,4% su base mensile e del 35,1% su base trimestrale, mentre gli ordinativi sono scemati del 29,4%.

A marzo 2009, rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, l’indice del fatturato corretto per gli effetti di calendario, ha segnato le diminuzioni più significative nei settori della fabbricazione di mezzi di trasporto (-36,4%), della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-35,2%), della fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (30,2%) e della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-29,4%).

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