Il mercato ignora il G8

Non ci sono state reazioni significative al G8 dei ministri finanziari tenuto a Lecce durante questo week end.
Il focus del meeting è stato, come da programmi, sulle “exit strategies” dalle presenti situazioni fiscali e monetarie derivanti dalla crisi finanziaria, sebbene non fossero presenti personalità di rilievo di nessun Istituto Centrale. Sebbene il comunicato ammetta l’importanza cruciale di queste strategie di uscita dalla crisi, si sono notate delle divisioni relativamente alle strategie adottate a livello di singoli paesi: gli europei, ed in particolare la Germania hanno mostrato delle preoccupazioni in merito ai possibili rischi inflazionistici che potrebbero derivare delle presenti politiche monetarie (tipico atteggiamento che ricalca la politica di price stability dell’Istituto Centrale di Francoforte. Di contro, gli Stati Uniti tramite il segretario Geithner, hanno ribadito che ora è troppo presto “to think about such matters” (preoccuparsi di queste questioni); occorre per lo più concentrarsi sulla crescita (la ripresa tra l’altro è attesa come non impetuosa, ma molto graduale – propedeutica ad un rialzo dei tassi che sarà, a parere delle autorità americane, non veloce come atteso fino a qualche tempo fa).
Altro punto di interesse è stata l’attenzione posta dalla delegazione del Tesoro Usa circa la possibilità possibilità che in Europa si adottino stress test sulle banche sul modello di quelli condotti negli Usa, pubblicando i risultati. Tale posizione americana ha trovato una sponda favorevole nei francesi mentre Berlino si è mostrata contraria.
Parlando di mercati finanziari il ministro Tremonti ha dichiarato che la liquidita’ e’ tornata ma, invece di andare a finanziarie l’economia reale, è andata sui derivati’ e sulle materie prime i cui prezzi, a volte, non sono giustificati dall’andamento dell’economia. In una situazione di incertezza come quella attuale noi ci sentiamo di analizzare questo fenomeno come una ripresa di fiducia da parte dei mercati (che anticipano sempre l’economia reale) e ci sentiamo di affermare che, quando tutto sarà più chiaro, le componenti economiche alla base dei movimenti di mercato torneranno a farla da padrone.
Passando all’analisi tecnica, dobbiamo segnalare la formazione di divergenze ribassiste tra prezzi e oscillatori stocastici sul grafici a 4 ore di EurUsd, UsdChf, GbpUsd e GbpJpy. Possibili segnali di una correzione, almeno nel breve, al rialzo per il dollaro e al ribasso per la sterlina. I possibili target sono posti in area 1,3915 e 1,3860 per EurUsd, e a 1,0860 e 1,0940 per UsdChf. Per quanto riguarda la sterlina contro il dollaro i possibili target sono individuati a 1,6330 e 1,6240, mentre contro lo yen i punti di arrivo della possibile correzione possono essere individuati in area 160,50 e 159,50.

Fase di consolidamento invece per EurChf, con una compressione della volatilità, preludio ad un movimento di accelerazione, che con la ripresa della propensione al rischio, favorisce il lato rialzista con obiettivi a 1,5180 e 1,5235. Ma forse dovremo aspettare ancora qualche giorno per vedere un movimento impulsivo. Discorso decisamente diverso per l’euro contro sterlina: il movimento ribassista degli ultimi mesi sembra non volersi fermare, se non per una breve correzione, che potrebbe portare il cross verso 0,8550 e 0,8600, prima di una ripresa del trend di rialzo della valuta d’oltremanica.

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