Continuano le correzioni

Ieri si attendeva trepidanti la pubblicazione dei dati relativi all’inflazione americana, domandandosi se le stime dei maggiori analisti fossero corrette o fossero buoniste. Su base mensile si è visto un 0.1%, contro aspettative di 0.3%, mentre su base annuale il calo ha toccato -1.3% rispetto alle attese di -0.9%. Le reazioni del mercato non sono state eccessive, anzi, ci sentiremmo di dire che non ci sono state. Gli investitori sono ancora mossi da una sorta di titubanza (oseremmo dire più che giustificata quando da un confronto con i grandi fondi si evince che anch’essi evitano di prendere grossi posizionamenti a favore di questa o quell’altra attività in questo momento) e gli equilibri tra le varie valute non si spostano in maniera significativa, fatta eccezione per il recupero della valuta del sol levante a causa della correlazione inversa con l’appetito per il rischio. Le borse americane hanno frenato la loro corsa correttiva mentre le giapponesi, nel momento in cui si scrive perdono più dell’1%, sempre sopra i supporti. Il rischio che vediamo maggiormente concretizzarsi in una fase di mercato come questa è quello di vedere uno yen troppo forte, soprattutto contro dollaro. Un’ulteriore discesa del cambio UsdJpy potrebbe essere propedeutica ad un intervento, quantomeno verbale da parte delle autorità nipponiche al fine di indebolire la propria valuta che sta chiaramente penalizzando l’economia domestica lato export. La sterlina continua a mantenere la sua forza relativa anche se ha rallentato un po’ il passo. Le minute pubblicate ieri hanno mostrato l’unanimità su tutte le decisioni: quella di mantenere i tassi invariati allo 0.5% e quella di non aumentare il piano di QE, mantenendolo per ora a 125 miliardi di pound. Un’ultima nota vede la Banca Centrale norvegese sorprendere il mercato andando a tagliare di 25 punti base i tassi di riferimento, portandoli a 1.25%.
Prima di passare all’analisi tecnica ricordiamo quali potrebbero essere i dati ad influenzare maggiormente gli scambi di oggi: al mattino nel Regno Unito sono attese le vendite al dettaglio, previste in calo su base annuale ma invariate su base mensile, passando poi ai dati pomeridiani dagli States dove, oltre ai consueti Jobless Claims del giovedì (previsti in linea con il precedente dato di 602 mila unità), sono attesi il superindice e l’indice Philly Fed, entrambi previsti in miglioramento.
Osservando il cambio eurodollaro sul breve periodo si nota come sia piuttosto importante il livello a cui si trova ora il cambio, 1.3930. Un grafico a 10 minuti infatti oltre a mostrare come questo sia stato un livello di doppio massimo del 16 e 17 giugno, mostra come sia confermato dalla media mobile a 100 periodi e dal pivot point centrale per la giornata.

È da porre invece attenzione ad una rottura di questo livello, che potrebbe condurre al successivo supporto rappresentato da 1.3860.
Osservando invece il cambio EurUsd più sul lungo periodo è necessario continuare a considerare come supporto a questo nuovo impulso rialzista la zona compresa fra 1.3750 e 1.3780.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!

Tag: