SNB in azione, discesa del franco

Due i temi che hanno caratterizzato al giornata di ieri sul mercato valutario. In primis l’intervento non confermato della Banca Nazionale Svizzera, per indebolire la divisa elvetica. In secundis la decisione della Fed nella consueta riunione del FOMC di lasciare tutto come era, tassi e livello di espansione monetaria.
La giornata di ieri quindi, dicevamo, è stata caratterizzata da questi due temi dominanti, ed effettivamente quello più interessante è stata la decisione della SNB di acquistare a mercato Euro e Dollari per combattere la deflazione strisciante. La SNB si trova nelle stesse condizioni della BoJ di qualche anno fa, quando per espandere la base monetaria e per combattere l’inflazione, vendeva Yen sul mercato.
Ma, nonostante il fatto che la Svizzera esporti il 65% in Europa e solo il 10% negli Stati Uniti, sembra che la Banca Centrale si intervenuta ad acquistare UsdChf invece di EurChf. Il UsdChf gioca e ha sempre giocato un ruolo chiave nel panorama del mercato dei cambi e ancor più questo si è visto ieri, in quanto la salita del dollaro sul Franco ha causato un effetto trascinamento anche su EurUsd che è sceso rompendo dei supporti significativi.

Il quadro tecnico del UsdChf appare a questo punto importante e diremmo cruciale per definire l’andamento anche degli altri dollari. In particolare, un eventuale violazione e chiusura giornaliera al di sopra del punto chiave di resistenza compreso tra 1.0960 e 1.1000 porterebbe ad una accelerazione dei prezzi verso il secondo livello che riteniamo fondamentale per il mantenimento del bear trend, cioè 1.1160. Una violazione di quell’area che è tenuta per il momento sia dalla media mobile a 100 giorni sia da una fascia di resistenze determinate da precedenti supporti o resistenze violate, determinerebbe il cambiamento di trend di medio termine con conseguenze facili da immaginare per il franco svizzero.
L’altra notizia sulla quale vale la pena soffermarsi è stata la decisione della Fed di lasciare i tassi invariati, e questo era un fatto abbastanza certo, mentre ci si attendeva qualcosa dallo Statement. La dichiarazione della Fed è stata leggermente diversa solo per quel che riguarda l’inflazione, con accenni maggiormente hawkish sui prezzi non perché la Fed pensi al rialzo dei prezzi nel medio termine, ma solo perché, rispetto alla volta precedente, non ha ribadito il concetto che i prezzi rimarranno bassi per ancora lungo tempo.
Il dollaro ne ha beneficiato, se vogliamo dopo una mattinata caratterizzata dalla salita del UsdChf, anche il dollaro nei confronti dell’Euro e di altre valute ha recuperato qualcosa.
Ripetendo lo stesso discorso fatto per UsdChf notiamo che i supporti cruciali di EurUsd sono posti in area 1.3680-1.3750, dati da una fascia di livelli di massimi e minimi precedenti.
Ma anche ipotizzando una violazione di questi livelli, successivamente in area 1.3580 e 1.3450 subentreranno altri supporti che potranno limitarne la discesa. Insomma per l’Euro sembra più difficile andare a v rompere i supporti, almeno nel breve.

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