Osservatorio derivati: la crisi finanziaria e la voglia di regolamentazione

“We try to be alert to any sort of mega-catastrophe risk, and that posture may make us unduly appreciative about the burgeoning quantities of long-term derivatives contracts and the massive amount of uncollateralized receivables that are growing alongside. In our view, however, derivatives are financial weapons of mass destruction, carrying dangers that, while now latent, are potentially lethal”.

Questo è quanto scriveva Warren Buffet (foto), uomo tra i più ricchi del mondo e investitore di lungo corso, nella sua lettera annuale indirizzata agli investitori della sua Berkshire Hathaway.

Così è stato o meglio così è successo alla finanza in genere, stressata da un numero sempre maggiori di prodotti legati ad asset intangibili e il cui valore è difficile da determinare, soprattutto durante le fasi di shock del mercato.

Per questo i derivati e tutte le sigle che compongono questo universo, sotto finiti dentro l’occhio del ciclone e ora si attende una regolamentazione dell’intero sistema. Per questo, nonostante le autorità si siano concentrare sui collateralised debt obligations (CDOs) e sulle casse di compensazione* per i CDS , è chiaro che sia in Europa che in America, la volontà è quella di mettere sotto pressione tutto il mercato OTC.

Questa prospettiva non sembra piacere agli addetti ai lavori che lamentano come una standardizzazione del mercato risulterebbe in una riduzione nella diversità dei prodotti e un passo indietro nella capacità degli investitori di gestire i rischi differenti e spesso complicati del sottostante.

Questa posizione  inoltre è complicata dalle forti indicazioni che provengono dagli Stati Uniti che prospettano una standardizzazione dei contratti OTC per essere eseguiti (quindi non solo clearing) o in alternativa dovranno essere regolati da un trading system.

Altre misure prese in considerazione, riguardano l’applicazione di capitali maggiori per coprire le posizioni  dei prorietary desk delle banche e di altre istituzioni, in modo particolare per le posizioni più rischiose e infine l’imposizione di ratios particolari per chi fa uso del leverage.

Questi provvedimenti potrebbero avere un forte impatto sulla liquidità sia del mercato OTC che di quello regolamentato. L’introduzione di misure orientate alla ‘sicurezza’ del sistema potrebbero inoltre minare l’innovazione dei prodotti, che da sempre è il valore aggiunto del mercato OTC in genere.

In definitiva la posizione delle Autorità americane è di facilitare l’espansione di prodotti tradati sui mercati regolamentati (exchange-traded products) e dall’altro di scoraggiare l’avanzata dei mercati OTC.

Se così fosse ne beneficerebbero certamente i mercati regolamentati (aumento dei volumi assicurato) ma alcuni di questi mercati, hanno già detto che i derivati OTC non dovrebbero essere costretti a passare da una clearing house che non è attrezzata per certi prodotti e i rischi connessi. I mercati sostengono che gli stessi ‘attori’ del mercato dovrebbero avere un ruolo nella determinazione di come i prodotti OTC dovrebbero essere standardizzati.

*La cassa di compensazione e garanzia (clearing house), svolge il ruolo di controparte in ogni transazione. Ogni contratto concluso viene ceduto alla cassa di compensazione e garanzia che si interpone tra compratore e venditore. Alla cassa di compensazione e garanzia aderiscono gli stessi intermediari ai quali gli investitori si rivolgono per la compravendita di un futures (le banche e le Sim). Ogni aderente è obbligato a depositare presso la clearing house una somma di denaro a titolo di garanzia, il margine di garanzia. Questo margine di garanzia, solitamente di limitato ammontare, viene accreditato in un apposito conto presso la cassa di compensazione e garanzia stessa.

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