Risk selling e carry trades

I segnali più importanti per interpretare la fase che sta attraversando il mercato dei cambi ci arrivano dalle altre asset class. Il mercato azionario è il più forte driver e la correzione che sta vivendo (e che potrebbe estendersi secondo alcuni analisti di ancora 5/7 punti percentuali trovandoci sotto i supporti importanti) rafforza la correlazione tra il processo di risk selling e l’acquisto di valute rifugio. Lo yen è il maggiore beneficiario del processo, mentre per franco svizzero e dollaro americano occorre affrontare un discorso separato. La divisa elvetica non è stata comprata in massa dagli investitori in quanto le indicazioni fornite dagli intervanti della SNB paiono essere piuttosto chiare: 1.5000 per EurChf e 1.0600 per UsdChf, la strada appare dunque limitata. Per il dollaro invece la correlazione più forte è quella con il petrolio: con le borse in correzione e le commodities che soffrono, il petrolio fa retromarcia ed il dollaro inevitabilmente ne beneficia.
EurUsd si trova ancora in fase di range ed occorrerà la rottura dell’area 1.3730/1.3720 per un’estensione del movimento al ribasso.
La sterlina si trova in piena fase correttiva e sembra che ci sia ancora strada sia contro dollaro che contro euro prima della ripresa del trend, che rimane comunque ancora ascendente per il pound.
Come previsto intanto, dal G8 non stanno arrivando indicazioni circa i sistemi e gli equilibri valutari e l’abbandono del premier cinese non aiuterà certo in questo senso.
Quest’oggi dunque ci pare interessante concentrarci sull’analisi tecnica, unitamente ad un minimo di analisi fondamentale per spiegare la discesa dei carry trade avvenuto ieri  pomeriggio.  Gli ingredienti della discesa sono: petrolio in ribasso, Dow Jones altalenante tra positivo e negativo ed S&P che chiude negativo e qualche parola di troppo da parte dei leader in riunione al G8. La correlazione tra FX e azionario è attualmente a livelli record, specialmente per quanto riguarda i Carry Trade. In effetti azionario e carry trade (nzdjpy, audjpy, audchf, gbpjpy, gbpchf, usdjpy per intenderci) sono entrambi correlati con due  sorgenti di rischio “sistematico”:  il ciclo economico globale e avversione al rischio. Questi giorni sul mercato sta avvenendo un “test”: il rally degli ultimi sei mesi è  stata una necessità “psicologica” dopo la discesa peggiore dalla Grande Depressione. Ora è la stagione degli Earnings USA, e si cercherà di trovare delle fondamenta solide per il rally instaurato. Ovviamente il mercato diventa più suscettibile  a qualsiasi notizia o dichiarazione che potrebbe minare le basi di ulteriori rialzi, ed ecco spiegato la discesa di ieri. Il Presidente Obama, unitamente a Gordon Brown e altri esponenti del G8 hanno esortato alla cautela: l’economia necessita ancora di tempo per recuperare e quindi la necessità di ulteriori stimoli può essere dietro l’angolo. Strategie d’uscita non sono per ora contemplabili.


NzdJpy daily

Analizziamo quindi in primis il carry trade per eccellenza: il nzdjpy. La precisione, sul grafico daily, dei movimenti di questo cambio impressionante. Lo spike ribassista di ieri ha toccato perfettamente  il 23,60% del movimento da 97,96 a 44,06, toccando quindi 56,78 per poi ritrovare un minimo di forza e posizionarsi sopra la media mobile a 100 periodi (posto oggi a 58,00). Dunque per oggi possiamo ipotizzare una risalita forse fino a 59,35 ma il bias rimane per un prosieguo della correzione.
Interessante anche il comportamento di UsdJpy. Già a marzo e ad Aprile aveva rimbalzato in area 93.50 e 94.00. Ieri, questi livelli sono stati rotti e la violenza del movimento è a nostro parere dovuta alla caccia si stop loss posizionati sotto i supporti ed alla comunque non eccellentissima liquidità che per ora si ha sul mercato. I livelli possibili per il UsdCad oggi sono: 1,1576 come supporto primario e  1,1712 come resistenza primaria.  Per gbpjpy invece i livelli sono 146,15 come supporto primario e 152 come resistenza primaria. Per analisi su altri cross non esitate a contattarci.

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