Bernanke rassicura i mercati, nessun rialzo dei tassi in vista

Per il momento, nonostante da un punto di vista tecnico vi siano segnali di recupero, il dollaro non riesce a sfondare le resistenze. Si pensava che Bernanke potesse dare finalmente una svolta, soprattutto slegando il mercato dei cambi dal mercato azionario, ed invece ciò non è ancora accaduto. Cerchiamo di capirne le ragioni. Bernanke ha affermato che i tassi rimarranno ancora bassi per qualche tempo nonostante vi sia la volontà di drenare liquidità per uscire dalle politiche di Quantitative Easing, cioè allargamento della base monetaria, con cui la Fed e il Tesoro Usa hanno ampiamente finanziato la crisi.
Ma non è ancora giunto il momento di alzare i tassi di interesse, la ripresa è ancora troppo fragile e l’inflazione non desta alcuna preoccupazione, almeno per il momento. Pertanto coloro che si sbilanciano su un eventuale rialzo dei tassi dichiarano che il primo rialzo avverrà solo nel giugno del 2010, cioè sostanzialmente fra poco meno di un anno. Ricordiamo che in più occasioni abbiamo sostenuto che per vedere scemare la correlazione attuale tra mercato valutario e mercati azionari occorre proprio una svolta di questo tipo, ovvero un primo cambiamento nelle politiche monetarie dei vari paesi.
Chi primo arriva meglio alloggia, ovvero la prima banca centrale che alzerà i tassi provocherà (ma il tutto avverrà con un certo anticipo) un rialzo della valuta di riferimento. Il mercato si muove sulle aspettative e quindi quando queste aspettative anticiperanno un rialzo del costo del denaro, il dollaro salirà scollegandosi probabilmente dalla correlazione con i mercati azionari.
Ma il biglietto verde vive un periodo di difficoltà legato anche alla sua qualità di valuta di riferimento a livello internazionale. I detentori di dollari vorrebbero che scendesse ma non possono farlo pena la svalutazione dei loro assets e quindi continuano a rimanere sul filo del rasoio proseguendo in certe dichiarazione e sperando che qualcun altro, oltre agli Stati Uniti , si accolli la responsabilità di avere una super valuta internazionale che possa accollarsi una rivalutazione sostanziale. Ma nessuno ovviamente vuole regalare ai paesi emergenti un siffatto vantaggio, soprattutto alla luce della estrema manipolazione che i paesi emergenti stessi hanno adottato in passato e perché no, anche ora, a livello valutario.

Una situazione sufficientemente intricata, e una matassa difficile da sciogliere. A livello grafico si rimane in tendenza ribassista per il dollaro a meno di una rottura delle prime resistenze, che contro Euro sono poste a 1.4150 mentre contro Yen si trovano in area 131.60. I supporti dell’Euro si trovano, come detto in area 1.4150 60 ma nel caso di rottura si potrebbe assistere ad un approfondimento della correzione anche fino a 1.4060 che rappresenta un altro livello significativo.

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