Mercati – Incertezza nipponica

Dopo una seduta un po’ “in sordina” nella giornata di ieri, le prime notizie odierne giungono dal paese del sol levante: la BoJ infatti ha mantenuto I tassi di interesse stabili allo 0,1%, essendo ancora preoccupato circa I rischi gravanti sull’attività economica e sui prezzi. Addirittura il quadro dipinto dagli economisti nipponici vede una deflazione che potrebbe estendersi fino al 2011. Per quanto riguarda notizie invece positive, c’è da rilevare che le esportazioni stanno riprendendo un minimo di terreno, unitamente alla produzione industriale; rimangono invece sotto tono i consumi privati, e quindi predomina ancora l’incertezza nelle previsioni della banca centrale del Giappone. Osserviamo anche che la Bank of Korea ha mantenuto il tasso di interesse principale al 2% (livello più basso mai registrato) sulla base di segnali incoraggianti di un recupero in atto. Dunque lo scenario nipponico si profila quasi opposto rispetto a quello occidentale: la Fed e la BCE infatti saranno più preoccupati a combattere l’inflazione provocata dalla quantità di moneta in circolazione e dall’inflazione demand-pull (ossia generata dalla ripresa dei consumi quando avverrà), mentre la BoJ parla di deflazione fino al 2011. Del resto, una delle motivazioni principali dietro le iniezioni ingenti di liquidità che la Fed ha eseguito è proprio evitare ciò che è successo in Giappone negli anni ’90. Dall’altra parte del Pacifico, la Fed non riesce ancora a dichiarare la crisi conclusa: manca il settore immobiliare, la goccia che ha fatto traboccare il vaso nell’oramai “lontano” 2007 – periodo che ha segnato l’inizio della crisi. In effetti dall’ottobre 2007 il valore medio degli immobili  USA è sceso del 35% e la ripresa – anche per gli immobili ad uso commerciale – sarà lunga. Se stamani abbiamo dedicato molto spazio al Giappone e abbiamo ricordato gli eventi degli anni ’90 c’è un motivo: siamo scettici riguardo alla mossa di Mervyn King (e sembra che il mercato sia scettico quanto noi). L’Inghilterra attualmente rischia veramente di passare una “decade persa” (lost-decade) ora che ha le finanze pubbliche sotto enorme pressione e ha una quantità di moneta in circolazione forse fuori scala per le dimensioni dell’economia del paese (attualmente la quantità di moneta iniettata nel sistema come “sostegno” si aggira attorno al 15% del PIL). La sterlina è ovviamente sotto pressione e stiamo all’occhio per il report sull’inflazione di domani.

Passando all’analisi tecnica, notiamo come stia continuando il movimento di correzione dell’euro iniziato lo scorso venerdì. Un grafico a 240 minuti in realtà suggerisce come il movimento si potrebbe arrestare nei pressi di 1.41 figura: l’idea è rafforzata dando uno sguardo anche agli oscillatori stocastici, è da mesi infatti che non si riscontra un livello di ipervenduto così basso.

La correzione del dollaro yen dai massimi di 97.78 potrebbe condurre oggi il cambio nei pressi del livello inferiore della regressione lineare dal triplo minimo di luglio, per la giornata di oggi 95.70. Per riprendere una salita costruttiva il cambio si deve riportare sui massimi di venerdì e poi proseguire l’attacco al successivo livello di resistenza di 99 figura.
Il cable si avvicina speditamente al supporto chiave del movimento di risalita iniziato a marzo. Sino a che terrà il supporto di 1.63 figura, l’obiettivo potrà essere di nuovo 1.70 figura.
Il cambio EurChf sembra subire la resistenza compresa fra 1.5350 e 1.5380: i prezzi infatti sono immobili nei pressi dell’area da buona parte della giornata di ieri. L’idea continua ad essere di una rottura rialzista che riporti il cambio a 1.5440 prima ed a un ritorno stabile dei prezzi a livelli dela prima parte dell’anno scorso.
Terminiamo con il dollaro canada, dove abbiamo assistito ad una decisa ripresa, successiva alla conferma della divergenza daily di fine di settimana scorsa. Ora il cambio potrebbe proseguire oltre se dovesse riuscire ad oltrepassare la resistenza giornaliera di 1.0945. Ricordiamo che l’obiettivo del movimento si trova al 50% di ritracciamento del movimento di discesa da 1.1720 a 1.0620, quindi 1.1170.

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