Forti correlazioni equity-FX

Ci troviamo questa mattina a commentare un mercato ancora altalenante che sembra non aver ancora capito da che parte voglia andare. Dopo i guadagni recenti delle borse, con lo S&P che ha recuperato i valori battuti circa un anno fa, abbiamo assistito ad una frenata nella giornata di ieri.
Dopo i guadagni iniziali, gli indici americani si sono girati e hanno chiuso in territorio negativo anche se non di molto. Seguiti dagli asiatici. Risultato? Siamo sicuri che qualche assiduo lettore conosce a menadito la risposta e noi proveremo ad articolarla in breve.
Le correlazioni equity-FX esistono e sono ancora forti ma troviamo qualche conferma in più delle idee ultimamente maturate: lo yen la fa assolutamente da padrone in questo processo di appetito per/avversione al rischio ed, osservando i grafici sottostanti, non è difficile individuare i punti di svolta in corrispondenza delle borse che si girano in negativo.


GbpJpy – grafico orario

Se andiamo ad osservare altri grafici dei cross yen noteremo che, in misura diversa, i movimenti sono stati simili, ossia sono avvenuti acquisti della valuta del Sol Levante in qualità di bene rifugio.
Fino a qualche mese fa, il franco svizzero avrebbe seguito lo stesso tipo di movimento anche se con estensione minore dei guadagni, soprattutto contro euro e dollaro americano.
Oggi notiamo come la valuta elvetica non goda più dell’appeal di un tempo, probabilmente anche a causa del contenzioso in atto (ormai quasi, se non del tutto risolto) con gli Stati Uniti relativamente al segreto bancario.
E il dollaro in tutto questo? Il dollaro si muove in correlazione più che con le borse con i dati macroeconomici, anche se i movimenti di reazione alle varie release sono contenuti in termine di ampiezza, tanto contenuti da non riuscire a rompere nessun punto di supporto o resistenza.
La ratio generale che possiamo ritrovare vede il dollaro scendere in concomitanza di dati buoni in quanto si va a smobilizzare la liquidità mantenuta in portafoglio dagli investitori per andare ad indirizzarla su asset rischiosi, spinti dalla fiducia fornita da buone rilevazioni.

Anche se, ripetiamo, l’importanza che viene data alla macroeconomia adesso come adesso, risulta essere di molto inferiore rispetto a qualche tempo fa. Rimane comunque interessante assistere alla pubblicazione della fiducia dei consumatori e dell’indice dei prezzi immobiliari americani che verranno rilasciati questo pomeriggio alle ore 16 italiane, ma più importanti saranno domani l’IFO tedesco, la vendita di nuove case negli Usa e gli ordini di beni durevoli (che come sappiamo risultano essere molto indicativi dello stato di salute di un’economia).
Giovedì verrà rilasciato il CPI tedesco, il GDP americano ed i soliti jobless claims, per finire con un venerdì dove avremo la fiducia dei consumatori dell’area euro, il GDP inglese (molto interessante se dovesse discostarsi di molto dalle aspettative, cosa che non crediamo), il reddito e le spese personali del consumatore americano e l’indice dell’università del Michigan.
Per quanto riguarda le indicazioni tecniche, ripetiamo quello che secondo noi è l’approccio corretto per affrontare un mercato laterale con queste caratteristiche di forte range e ristretta liquidità: posizioni a leva bassa e niente paura di comprare sui supporti e vendere sulle resistenze. La viscosità dei movimenti intorno a certi livelli permette di capire quali siano i migliori punti di ingresso, la cosa importante (ma che lo è sempre, non solo in questa delicata fase) è utilizzare gli stop loss che possono salvarci da bagni di sangue e da continui margin call in caso di partenza di qualche micro trend o di superamento temporaneo delle fasce contenitive il movimento.

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