Fisco – Italia, palma d'oro per pressione fiscale

Dalla ricerca condotta da Kpmg sulla pressione fiscale presente nei diversi paesi europei ed extra europei emerge che i cambiamenti rispetto al 2008 non sono molto significativi. E’ vero che il mondo è letteralmente cambiato ma quello che mostra la ricerca è che a livello di imposizione fiscale per persone fisiche le cose non sono molto cambiate.

Si è assistito a un lento declino globale nella pressione fiscale con l’aliquota media scesa dello 0,3%. Mentre in molti paesi le aliquote sono rimaste identiche, in altri paesi in Europa e nella zona dell’Asia Pacifico si è assistito invece a dei cambiamenti significativi.

Le più alte aliquote fiscali si ritrovano ancora nell’Unione Europea, seppure la tendenza verso il basso registrata in molti paesi dell’Europa dell’Est, trend che sta continuando, ha portato a una caduta dell’aliquota media dal 41,1% del 2003 al 36% del 2009.

Nell’Europa Occidentale a parte la Finlandia dove la forte riduzione anno su anno continua, non si è assistito a particolari tagli delle imposte sul reddito. L’Irlanda ha deciso di introdurre una leva sui redditi  il cui impatto sarà un innalzamento della pressione fiscale il cui tasso passerà dal 41% al 46% nel 2009. E anche in Gran Bretagna si stanno studiando delle ipotesi di innalzamento dell’aliquota per chi guadagna oltre 150 mila sterline l’anno.

Ma si tratta comunque di dati che se confrontati con quelli italiani fanno riflettere sulla condizione vissuta dall’Italia. In particolare se è vero che in media in Italia l’aliquota fiscale è pari al 43%, alla quale è necessario aggiungere le varie addizionali comunali e regionali, che portano l’aliquota media al 45%, un dato in linea con gli altri paesi europei, diverso è la base imponibile dalla quale si parte. Un elemento non di certo trascurabile, come sottolinea Antonella Cavallaro, associate partner International Executive Services (IES) di Kpmg. «L’obiettivo dello studio è quello di fornire una panoramica sulle diverse imposte sul reddito presenti a livello internazionale. Certo è che non è possibile stilare una classifica sulla base delle sole percentuali fornite, in quanto bisognerebbe considerare qual è l’imponibile alla base dell’applicazione dell’imposta e quali sono le deduzioni riconosciute in diminuzione del reddito imponibile». Infatti è questo dato che fa la differenza.

In Italia ad esempio la percentuale massima è del 45% ma molti oneri non sono deducibili o comunque lo sono soltanto in parte (esempio gli interessi passivi sui mutui per l’acquisto dell’abitazione, onere deducibile solo entro certi limiti e le spese mediche, onere detraibile al 19%) e questo rende il raffronto non possibile perché non paritario. Con una lettura distorta si potrebbe credere che l’Italia sia in linea con gli altri paesi europei dal punto di vista delle aliquote, ma la realtà dei fatti è completamente differente. «L’Italia è indubbiamente, a livello europeo, tra i primi paesi per pressione fiscale a parità di reddito. Svezia, Danimarca e Olanda ancorché abbiano aliquote fiscali più elevate di quelle italiane, riconoscono deduzioni per oneri e spese che abbattono sostanzialmente il reddito imponibile. Inoltre, in questi paesi molti servizi non sono a carico dei contribuenti e quindi non rappresentano dei costi aggiuntivi rispetto alle imposte». Nel senso che se è vero che in Svezia e in Danimarca le aliquote fiscali sono più elevate è anche vero che molti servizi pubblici (ad esempio l’asilo nido o i libri di scuola), non si pagano e si hanno tutta un’altra serie di agevolazioni per la famiglia, che in Italia invece pesano sulle tasche dei contribuenti, innalzando di fatto la pressione fiscale a parità di reddito.

E’ chiaro quindi che l’Italia perde nel raffronto non solo con il Nord Europa che, per antonomasia, è considerata sempre più evoluta dal punto di vista dei servizi, ma anche con gli stati più vicini, Germania, Francia, Gran Bretagna, Irlanda e Spagna. E anche con i paesi emergenti ove la pressione fiscale resta molto bassa. Senza chiamare in causa i paesi extra-europei con i quali il raffronto è comunque perdente.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!

Tag: